sabato 31 agosto 2013

Monografie dallo schermo #12 - Anakin Skywalker / Darth Vader


Da bambino avevo come l'impressione che i granelli delle sabbie di Tatooine mi parlassero. E io seguivo le loro indicazioni, tradotte perlopiù sotto forma di istinti, le volte che il mio padrone toydoriano mi obbligava a correre sul suo sguscio per le pericolose piste delle gare organizzate dagli Hutt.
Ero l'unico essere umano in grado di guidare quelle schegge e, forse proprio per questo motivo, dicevano che sarei diventato il miglior pilota della galassia. Poi, avvolto in un poncho kaki, è arrivato a liberarmi un uomo alto e io ho capito immediatamente che fosse un cavaliere Jedi.
Ma non ho abbandonato mia madre unicamente per seguire le orme di quel saggio maestro. No. La verità è che mi sono innamorato di un angelo, una creatura di cui avevo solo confusamente sentito parlare da alcuni mercanti di passaggio: li descrivevano come gli esseri più belli dell'universo... Ecco, direi che è stato più che altro per lei, per seguirla, che sono diventato anche io uno Jedi.

Sono nato senza padre: i maestri del consiglio erano convinti che fossi stato concepito dalla Forza stessa e su di me ha sempre aleggiato una pericolosa, indecifrabile profezia che mi ha portato a dimenticare il mio nome, a distruggere tutto ciò che ho amato e, infine, a trovare la redenzione nel volto sofferente di mio figlio.

Anakin Skywalker/Darth Vader; Star Wars (1977 - 2005)

martedì 20 agosto 2013

Poesie sparse... 34


.. working in the fields 
'till you get your back burned 
working neath the wheels 
'till you get your facts learned... 

(Badlands; Bruce Springsteen)



Picchiarono due gocce sul terrazzo 
e di fronte al portone un marciapiede 
rosastro scoloriva via col tempo 
ciclicamente mesto e cadenzato. 
Perché il sole una nuvola oscurava: 
solo una sola nuvola più piena 
di tutto il cielo, meno un solo spicchio. 
Un cielo che non stava solo in cielo 
cielo pure dipinto in molti cuori - 
cuori pieni di cielo e mari e terre 
ma mari di burrasca e terre mosse. 
Perché ogni uomo è intatto - se lo è - 
solo di fuori; e in ogni geografia
dell'anima è una placca dissestata.


Appena un paio di giorni dopo Poesie sparse... 32 avevo intuito che si sarebbe profilato un periodo abbastanza lungo che non mi avrebbe visto scrivere. Il pensiero è nato immediatamente dopo questi versi che, si badi bene, sono figli di una incredibile rabbia rimasta muta, nonché di diverse suggestioni targate Hemingway: insomma, roba mia, ma della quale probabilmente non vorrei nemmeno rivendicare il possesso.
Questi giorni di fine agosto, da parte loro, hanno visto vincere ancora una volta quel solito principio per cui da due grandi fami represse (o inespresse?) - quella di versi e quella d'amore - nasca molto spesso qualcosa di insolitamente bello.
E' una consolazione, per quello che vale. Magra, magrissima, deperita pure: ma, comunque, una consolazione.

Alle prossime puntate.


mercoledì 14 agosto 2013

Monografie dallo schermo #11 - Chris



Per come la vedo io, un nero che muore per strada ha lo stesso diritto di essere seppellito nel cimitero del paese che possono avere un bianco o un cane.
... E per difendere questa mia convinzione, più che questo diritto, non mi faccio certo problemi a tirare fuori la colt, diavolo!
La mia abilità nell'estrarre il ferro dalla fondina è rinomata e, per averla al proprio servizio, molte persone sono state disposte a pagarmi profumatamente. Mi hanno sempre dato tanto, è vero, ma nessuno mi aveva mai offerto tutto: perché offrire tutto non è che una conseguenza della disperazione, specie se il tutto in questione equivale a pochissimo o a niente.
Allora non si può che accettare di mettersi in gioco, di regalare ciò che si è in nome di qualcosa molto più prezioso del denaro, di provare a cancellare per sempre tutti i Calvera che opprimono l'umanità umiliata e afflitta.
Ma, se è vero che nel West le notizie corrono pure senza bisogno di cavalli o telegrafi, qualcosa mi dice che presto saremo almeno sette pistoleros alla difesa eterna dei confini tra forza e prepotenza, pietà e misericordia.

Chris; the Magnificent 7 (1960)


domenica 4 agosto 2013

Monografie dallo schermo #10 - Owen Hunt


L'Iraq mi ha lacerato l'anima in maniera indelebile. 
Se mi chiedeste qual è l'intervento chirurgico che più ho amato, vi racconterei di quando ho dovuto tamponare con tutto il mio corpo un uomo letteralmente "aperto" dallo scoppio di una bomba fatta in casa: l'ho salvato, gli ho evitato di morire dissanguato stendendomi su di lui per più di due ore. 
Un mese dopo, dopo avermi scritto una lettera di ringraziamento per avergli salvato la vita, quel soldato si è ucciso.
Sono un uomo buono e deciso, uno che trasmette sicurezza: solo i ventilatori appesi al soffitto mi fanno perdere la testa. Probabilmente perché mi ricordano molto le pale degli elicotteri nel deserto. 
Oggi sono il primario di chirurgia del Seattle Grace - Mercy West Hospital, un trauma center di primo livello, ma da quando ho accettato questo incarico tutto si è fatto ancora più difficile: Cristina, mia moglie, è una vera e propria "drogata" di chirurgia e io non le perdono di avere abortito nostro figlio senza consultarmi. Tra le lacrime di tutti e due abbiamo firmato i documenti del nostro divorzio, anche se continuiamo a stare insieme. Eppure la nostra relazione sembra non trovare pace e, nel profondo del mio cuore, so bene che il mio incontenibile desiderio di paternità finirà per allontanarci definitivamente.



Owen Hunt; Grey's Anatomy (2005 - in corso)