domenica 25 dicembre 2011

Il Natale secondo Constantine (2011)



E' Natale:

364 giorni di litigi vomitati su dolci comprati a buon mercato.

E' una maledizione.




(questa, invece, è per la par condicio)

venerdì 16 dicembre 2011

Poesie sparse... 27


... e ci travolse vento di grecale
mentre nei giorni gravidi di caldo
riscoprivamo il dolce dell'attesa
la timidezza di un saluto triste
e le aspre tinte dei non dati baci.





(Post Scriptum: questo è il conclamato "precedente" di Poesie sparse...26. Mi piacerebbe molto farvi conoscere anche il titolo; ma temo che svelerebbe troppo...)

martedì 13 dicembre 2011

Rio, concerto del 25 novembre

Location: Stazione Birra, Grottaferrata (Roma)
Hour: 23:00- 00:30
Compagni di viaggio: Pix, Giulia, Andrea e Anastasia (Signora Palma). E, naturalmente, il Dan e la Birra...




























Una bella sorpresa...


Un'altra bellissima sorpresa...


... Il primo incontro/L'inizio di un amore...


mercoledì 7 dicembre 2011

Poesie sparse... 26


Mentre le gambe trecce d'interesse
fingevano una vana indifferenza
noi due che ci incontrammo in uno sguardo
sulle ali di una lacrima scoprimmo
come le teste voltino di scatto
quando ormai gli occhi si son detti tutto.



P.S.: il 26 è, per me, un numero magico.
E questa poesiola rappresenta, in qualche modo, il "continuo" della prossima che posterò per la serie "Poesie sparse...".

domenica 20 novembre 2011

Poesie sparse...25 - Autunno -



La maschera d'un tratto fu una pietra
La terra era ormai fredda sotto ai piedi
e i resti di un amore decomposto
marcivano di pioggia fango e brina.
Tra noi non ci dovemmo dire nulla:
era il momento che già rinsecchite
cadono le illusioni come foglie.

15.X.2011
(Quel giorno l'autunno sapeva di Autunno, sù a Milano...)


We haven't spoken in months
You see i've been counting the days
I dream of such humanities, such insanities
I'm lost like a kid and i'm maze
But i've never taken your coats
Haven't no block on my phone
I act like an addict, i just got to have it
I never can leave it alone

Old habits die hard
Old soldiers just fade away
Old habits die hard
Harder than November rain...
(...)
Old habits die hard
Hard enough to feel the pain

giovedì 17 novembre 2011

Waterloo a Roma


Waterloo è stato presentato anche qui, a Roma. Nella simpaticissima location di Forte Fanfulla, davanti a un (solo numericamente) esiguo pubblico, Fabrizio Coppola ha suonato per un'ora e mezza, la notte di mercoledì 16 novembre.
Waterloo: un titolo su cui l'artista lavorava già da un paio d'anni, oggi più che mai stranamente attuale. E, come a sottolineare tanta disattesa attualità, dalle 21:47 del sabato 12 di Novembre, nell'anno del Signore 2011, Respirare Lavorare, uno dei singoli di lancio dell'album sopra citato, è in free download. Clicca qui!

Note positive della serata:
1) finalmente abbiamo l'indirizzo di Psycho, il celeberrimo negozio di musica a Milano. La rivelazione giunge per gentile concessione dello stesso Coppola: via Zamenhof, 2. Perciò, da oggi in poi... guai ad andare a Mediolanum senza farci un salto!
2) sempre il suddetto artista, ancora per gentilissima grazia e concessione, dopo aver saputo che ero salito in terra padana al fine di trovare, nel suddetto negozio, una copia di Last Night On the Earth dei Junkyards, ha fatto quanto segue: prima mi ha dato del pazzo. Poi mi ha regalato il disco. Oggi, dunque, chiusa con the Junkyards.
3) Tre anni dopo la famigerata serata al Contestaccio, durante la quale dovetti battere ritirata senza poter ascoltare nemmeno l'ombra di una nota, sono riuscito a seguire un Concerto di Fabrizio Coppola per intero. Miracoli della patente di guida: impensabile a 16 anni tornare a casa dalla Prenestina dopo la mezzanotte (almeno, impensabile per i miei...)!

Ed eccoci, quindi, con il Cantautore milanese al cui concerto NESSUNO mi ha voluto accompagnare. Banda di dilettanti!...
Se non fosse chiaro, il cantante è quello con la barba; il poeta sta a sinistra...















P.S.: è chiaro che l'interpretazione è un dato puramente soggettivo: Ergo, dovete scegliere un punto di osservazione ben preciso prima di collocare destra e sinistra. E, prima ancora, dovete decidere se il detto "sta a sinistra" abbia valenza politica o spaziale. O tutte e due.


lunedì 24 ottobre 2011

Poesie sparse...24


In testa avevi un nido di crisalidi
che già fremevan d'essere farfalle
e di volare, senza la pretesa
d'essere prime, ma soltanto belle.
Posandoti sui fiori gli altri insetti
vedevano un Re nuovo e impallidivano.
Ma era San Lino e lungo quella curva
passava tra le gomme tue un fantasma:
cercava una rivincita e i ricordi
di derapate e di gambe sbucciate;
ricordi di bambini e biciclette...

Adesso corri, senza premi in palio,
con altre cinquantotto stelle in cielo.



Ciao Marco...!

lunedì 10 ottobre 2011

Poi dicono che scrivere non rende...



Ricordate la vittoria al premio Mario Luzi, in Giugno 2010? No?
Io da oggi ho 400 buoni motivi per ricordarla...















Ricordate la poesia con cui partecipai? Nemmeno?!
Beh, pazienza.
Quattrocento/00 baci a tutti quanti voi.
Il vostro affezionatissimo vi augura una buona notte.

lunedì 3 ottobre 2011

Odissea sparsa - parte 3 - Nausicaa


Nausicaa quello che oggi chiami amore
è solo l'espressione di incertezza
per quell'istante in cui non sai spiegare
se ancora sei una bimba o già una donna.

martedì 20 settembre 2011

Waterloo e la musica indipendente



"Waterloo sarà un disco diviso tra personale e sociale, in cui la rivolta nei confronti della situazione politica del nostro Paese e della nostra città combacia con la rivolta nei confronti della consapevolezza che la vita è una grande casa inondata di luce ma piena zeppa di stanze buie e pericolose. Un disco che parte dall’idea di sconfitta per affermare la necessità e l’urgenza di una risalita."
Fabrizio Coppola

Ricordate questo figuro? Ne abbiamo già parlato in passato...
Non lo avete mai visto?
Beh, iniziate a prenderci confidenza.
Per ora, potete ascoltare "Waterloo" in streaming qui
Per il resto, arrangiatevi. Mica devo sempre imboccare io tutta la pappa!
Un suggerimento, però ve lo voglio dare: the Junkyards.

domenica 11 settembre 2011

Una città in rovina


The Rising è un album di Bruce Springsteen, pubblicato nel 2002.

Molte delle canzoni contenute, quale più quale meno direttamente, riguardano i fatti dell'11 settembre 2001: Into the fire e Nothing man raccontano, con prospettive e modi d'agire differenti, l'azione dei volontari al momento del soccorso, Empty Sky e You're Missing tentano di descrivere lo stato d'animo nei familiari delle vittime, Paradise gli ultimi pensieri di un terrorista. The Rising, il singolo e l'omonimo album più in generale, è una descrizione senza tanti fronzoli dello sconcerto statunitense, del dolore e dello shock. Ma è anche, sopratutto, un invito a rialzarsi, come Individui e come Nazione.

My City of Ruins fu scritta nel novembre del 2000 pensando ad Asbury Park, una città del New Jersey che non si è più ripresa dagli effetti della Grande Depressione.
Chiaramente, dopo l'11 settembre 2001, ha assunto un altro significato.

Ecco la grande preghiera del popolo americano...



domenica 28 agosto 2011

Odissea sparsa -parte 2- Circe



Itaca, il sogno, diventò miraggio:
Dei morti amici non rimane nulla
La terra si allontana piano piano
e Polifemo è un incubo attuale
... Ma tutto questo adesso non m'importa.
Il mio regno e Penelope? Che aspettino.
La maga Circe recita per me
un mondo senza affanni, tutto fughe
e io voglio convincermi sia vero.





lunedì 15 agosto 2011

destinazione
















Il "mito" storico vuole che Napoleone, guardando Madrid prima e oltre la città poi, abbia mormorato, nello sconcerto: "Ho mandato i miei uomini a conquistare un deserto..."

Presto, molto presto, quel deserto diventerà la mia Terra di Nessuno.

We got one last chance to make it real
to trade in these wings on some wheels
Climb in back
Heaven's waiting on down the tracks

Bruce Springsteen, Thunder Road

...Se non esci da te stesso, non puoi sapere chi sei, Il filosofo del re, quando non aveva niente da fare, veniva a sedersi accanto a me, mi guardava rammendare le calze dei paggi, e a volte si metteva a ragionare, diceva che ogni uomo è un'isola, ma io, siccome la cosa non mi riguardava visto che sono una donna, non gli davo importanza, voi che ne pensate, Che bisogna allontanarsi dall'isola per vedere l'isola, e che non ci vediamo se non ci allontaniamo da noi. Se non ci allontaniamo da noi stessi, intendete dire, Non è la medesima cosa. (...)

Josè Saramago, Il racconto dell'isola sconosciuta



martedì 9 agosto 2011

Odissea sparsa - parte 1 - Ulisse



Disteso come le alghe vomitate
anche dal mare, questo maledetto
secco di solleone, raggrinzisco.
Così novello Ulisse una Nausicaa
non miro nella terra dei Feaci
che naufrago mi ha accolto doloroso.
Io voglio la Penelope che forse
non mi ha aspettato.
Io voglio ciò che il fato mi ha negato.

















Siamo figli di una cultura che non ci abbandonerà mai. Per quanto tentiamo di allontanarcene, prima o poi la classicità, la grecità, con tutto il suo patrimonio di storie, di miti, di criteri e canoni, di ordine e di razionalità, ritorna sempre. E' la storia dell'arte, ma anche dell'uomo, in Europa. E' così da sempre.
Quando il disordine, l'anticlassicità, diventa eccessiva, la rivoluzione migliore che riusciamo a inventare è un ritorno alla Grande Madre. Per poi ridiscostarcene; ciclicamente. 7 endecasillabi e un quinario. Poi, un altro endecasillabo.

venerdì 15 luglio 2011

just a brilliant disguise... analisi di Tunnel of Love, di Bruce Springsteen



Oggi proponiamo un commento con annessa analisi dell'elegia del dubbio targata Springsteen. Nella fattispecie, per i non addetti ai lavori, parliamo della triade presente in Tunnel of Love (1987) e composta da (in ordine) Two Faces, Brilliant Disguise e One Step Up.
Viste la foga e la voglia che mi hanno portato a scrivere, questo post sarà visibile anche sotto la voce IO & Bruce (a lato, sx) pur non essendo un racconto né un trito psicologismo.
C'è dell'altro?...
Ce n'è. Il sottostante è dedicato a tutti coloro che hanno dimenticato di venire dalla strada. Modo di dire che sa di frase fatta, ma con cui voglio intendere, per "venire dalla strada", "non avere avuto niente". Perchè le nostre esperienze le portiamo addosso, e pian piano fanno massa, anche se non ce ne accorgiamo subito: prima che ci temprassero, che ci forgiassero, che ci plasmassero, che ci modificassero, non avevamo nulla. Come coloro che vengono dalla strada. Il resto è storia.

Questa è la storia di Tunnel of Love, 8° album in studio di Bruce Springsteen. Un disco che, per la verità, non ebbe su scala mondiale lo stesso successo dei precedenti (citiamo per comodità gli stra-noti Born to run, Darkness on the edge of town e Born in the USA), forse a causa della sonorità più tendente all'elettronica e meno al rock, sull'onda degli anni '80.
Ma sarei ridicolo se attaccassi un pippone tecnico-musicale; e so che risulterei poco credibile.
Voglio parlare della poesia di Tunnel of Love e, soprattutto, della triade del dubbio di cui prima.

Il tema ricorrente, se non unificante, di ToL è infatti la crisi della coppia, il fallimento del vivere insieme nella quotidianità, il dubitare l'uno dell'altro.
Non è un caso che Two Faces, Brilliant Disguise e One Step Up occupino rispettivamente l'ottava, la nona e la decima traccia; dopo Tougher than the rest e Walk like a man, ma soprattutto prima di When you're alone e Valentine's Day. Perchè è dopo il momento del mettersi in gioco, della decisione, che seguono la vita vissuta e il dubbio. Ed è dopo, solo dopo, che arriva la solitudine, accompagnata come da manuale dall'ironia dei ricordi.
Non è un caso. E, probabilmente, i testi sono ispirati dal divorzio che Springsteen ebbe in quel periodo con la prima moglie, Julianne Philips.

In Two Faces la storia viene raccontata nella sue essenzialità, spoglia di preziosismi, con una semplicità che per forza di cose lascia inquieti.

I met a girl and we ran away

Ma capiamo presto il perchè: un inizio così roseo non può narrarci una storia a lieto fine. E infatti

I swore I'd make her happy every day
And how I made her cry
Two faces have I

L'uomo, stavolta il colpevole è lui. Già all'inizio della relazione sembra avvertire un presentimento, un peso, l'ombra di un presagio. Ma non è lui, o meglio: è lui, ma è una voce di dentro a parlare. La voce dell'esperienza, forse, o dell'abitudine che sa come vanno le cose. Resta il fatto che chi parla sente il dibattito, la contraddizione, e quindi (per forza di cose) ci crede e finisce per realizzarla. Anche se non è ciò che vorrebbe.




Sometimes mister I feel sunny and wild
Lord I love to see my baby smile
Then dark clouds come rolling by
Two faces have I

One that laughs one that cries
One says hello one says goodbye
One does things I don't understand
Makes me feel like half a man

At night I get down on my knees and pray
Our love will make that other man go away
But he'll never say goodbye
Two faces have I


I colori assumono tinte più fosche con il brano successivo. Ciò che in Two Faces era appena accennato come un presagio ancora lontano diventa, in Brilliant Disguise, una realtà che va attuandosi fino al suo drammatico epilogo. Il video ufficiale della canzone, in proposito, ci spiegherebbe da solo tutto nel suo insieme.





Il Boss è ritratto, in bianco e nero, in un interno domestico, una cucina. Ma l'ambiente non ci tranquillizza affatto, e per diversi motivi:
1) prima di tutto l'artista è solo, con la sua chitarra. Il ritmo che dà subito l'avvio alla frase musicale ci catapulta all'interno del momento della creazione. Bruce sembra inventare la canzone lì, in quel preciso istante. I "colpi" che sfodera sulle corde sembrano violenti, dettati più dalla rabbia che dal piacere della composizione. E poi c'è la voce: sembra sgraziata, quasi stonata, come di qualcuno che ha appena finito di piangere.
2) La scelta della ripresa in bianco e nero conferma le ipotesi. Il video, pure se lo volesse, non potrebbe essere a colori, perchè il mondo dell'artista non è più a colori. Ma questo lo capiremo meglio strada facendo...
3) La telecamera, quasi impercettibilmente, zooma sempre di più, come a restringere il campo d'azione in cui il protagonista può muoversi. L'arredamento, il tavolo, la stessa chitarra svaniscono lentamente e finisce che sullo schermo resta solo lo sguardo evidentemente addolorato di chi canta.

Qui il dubbio la fa da padrone. Se i primi due versi potevano ingannarci

I hold you in my arms
As the band plays

Ecco sbucare, immediatamente dopo, le ombre raddoppiate, elevate alla potenza, della canzone precedente.

What are those words whispered baby
Just as you turn away

Lui non si fida più. Per questo la segue, le gira intorno, ma vede ovunque uno spettro che non sa spiegarsi, e non riesce più a collocare nemmeno sè stesso all'interno di un "qualcosa" di definito. Per questo le sue parole, mentre canta, suonano strozzate...

I saw you last night
Out on the edge of town
I wanna read your mind
To know just what I've got in
This new thing I've found
So tell me what I see
When I look in your eyes
Is that you baby
Or just a brilliant disguise

Cosa vedo quando guardo dentro ai tuoi occhi? Sei veramente tu o è solo un travestimento ben riuscito? Con questa immagine delicatissima il sentimento di sfiducia si innalza indiscutibilmente a poesia. Ma siamo solo all'inizio: tutto questo si trasforma in ansia, e allora sono dolori. Qualsiasi cosa, vista o immaginata che sia, diventa motivo di cruccio. Il tutto, però, è ancora visto dall'interno della coppia (ne è prova, in questo senso, il salice presente anche prima, in Two Faces: Last night as I kissed you 'neath the willow tree/He swore he'd take your love away from me): stiamo assistendo al suo inesorabile sgretolarsi, siamo nel bel mezzo della tragedia.

I heard somebody call your name
From underneath our willow
I saw something tucked in shame
Underneath your pillow

Ma, ecco il colpo di scena: Bruce è disposto a prendersi le sue colpe. Non capisce come una donna così possa desiderare il tipo d'uomo che è lui. Tuttavia, l'idea dell'esame di coscienza funziona solo in parte: l'artista non riesce, infatti, a progredire in positivo, non cerca in sè il modo per andare avanti, per rimettere insieme le cose: si ferma alla radice del problema, e continuare ad anatomizzarlo non giova più di tanto. Difatti...

Now look at me baby
Struggling to do everything right
And then it all falls apart
When out go the lights
I'm just a lonely pilgrim
I walk this world in wealth
I want to know if it's you I don't trust
'Cause I damn sure don't trust myself

Il problema è chiaro, ma le cose non prendono la piega che dovrebbero. Springsteen sposta l'asse dell'attenzione da lei a lui, ma così facendo non trova certo una medicina ai suoi mali: lei potrà sempre recitare la parte della donna innamorata e lui quella dell'uomo fedele; ma se per caso qualcuno dovesse provare a leggergli la mano, allora sarebbero guai. Qui l'artista si abbandona al ricordo più intimo che ha: il giorno del suo matrimonio. Ricorda che, con la neo-moglie, andò proprio a farsi leggere le mani da una zingara, la quale preannunciò un futuro roseo per i due. Ma il ricordo, così dolce, si sovrappone al presente, ricordando che ogni rosa ha le sue spine: dopo quella bellissima giornata, infatti, sono arrivati anche i momenti difficili. Forse, allora, la zingara aveva mentito...

So when you look at me
You better look hard and look twice
Is that me baby
Or just a brilliant disguise

Il finale non può che lasciarci sconvolti. Tristissimo e meraviglioso al tempo stesso. L'apoteosi della tragedia del quotidiano. Il quadro è chiaramente cambiato. L'altro uomo ha vinto.

Tonight our bed is cold
I'm lost in the darkness of our love
God have mercy on the man
Who doubts what he's sure of

Per quanto brutta sia questa resa in italiano, vi invito a riflettere su queste specifiche parole; nonostante avremmo potuto facilmente tradurre in maniera decisamente migliore.

Dio abbia pietà dell'uomo che dubita di ciò di cui dovrebbe essere sicuro

Questo quadro finale, quello dell'uomo rimasto solo e pieno di incertezze, ci catapulta involontariamente dentro il brano successivo.

Anche per One step up il video diventa qualcosa di imprescindibile dalla musica e dal testo, se vogliamo arrivare alla totale comprensione dell'opera. L'aggancio con Brilliant Disguise è evidente

Woke up this morning my house was cold

La casa è sempre quella, il narratore pure. Se ci fosse, però, qualche dubbio in proposito, questo viene sfatato immediatamente: il protagonista entra in macchina, nella sua vecchia Ford. Perchè lo fa? Dove dovrà andare?

We've given each other some hard lessons lately
But we ain't learnin'

Il viaggio ha dunque una connotazione insieme fisica e psicologica. Il viaggio assume valenza di "viaggio alla ricerca/riscoperta di sè". Il viaggio è, d'altronde, sì un mito antico, ma sopratutto un mito tipicamente insito nell'essenza americana "born in the USA". E, tuttavia, proprio il viaggio sembra immediatamente essere sconsolato, come svuotato dei suoi significati.

We're the same sad story that's a fact
One step up and two steps back

Anche questa volta il video risulta essenziale.


L'entrata in città è ripresa dall'interno di una macchina (la stessa su cui l'autore sta viaggiando) e assume quasi la connotazione di un porto di mare. Dovremmo trovarci, quindi, in un momento di forte speranza, di aspettative; ma veniamo subito disillusi: l'automobile viene inquadrata dall'esterno mentre è costretta a fermarsi di fronte a un passaggio a livello. Le possibilità di redenzione e rinascita vengono irrimediabilmente negate.
A questo punto la scena cambia e veniamo catapultati nella location che occuperà tutta (o quasi) la parte finale del clip. L'autore/attore entra in un locale. Probabilmente è ormai notte e il posto puzza lontano un miglio di night pieno zeppo di signorine compiacenti, spogliarelli, alcolici e via dicendo. Nonostante ci sia anche una donna apparentemente più "seria" che lo guarda, lui si siede appartato. Da questo momento parte il primo di una serie di clip in bianco e nero fortemente simbolici: due mani che si avvicinano fino a intrecciarsi. Nel momento del contatto osserviamo spruzzi d'acqua e cariche elettriche che dilagano per lo schermo. Inoltre (aspetto da non sottovalutare) agli anulari spiccano con decisione le fedi, gli anelli nuziali.
Il senso di disagio è chiaramente comunicato dalle parole

Bird on a wire outside my motel room
But he ain't singin'
Girl in white outside a church in June
But the church bells they ain't ringing

Il video, in questo senso, segue il testo. L'artista ci fa partecipi del suo stato d'animo.

I'm sittin' here in this bar tonight
But all I'm thinkin' is
I'm the same old story same old act
One step up and two steps back

La voce narrante ha raggiunto la consapevolezza della sua posizione. Guarda le ragazze che ballano in bikini, ma con fare annoiato. Probabilmente sarebbe facile per lui allungare una banconota verso quelle forme curvilinee e passare, così, una serata d'oblio. Ma questa fase, ormai, è stata superata. I flashes si fanno più insistenti e sempre meno chiari: rotaie ferroviarie, piedi che scivolano, mani (sempre munite d'anello) che vanno a sfiorare altri corpi.
L'esperienza amorosa c'è stata, ed è di quelle che non può essere dimenticate. Di più: non è nemmeno di quelle in cui si può semplicemente dire "basta" per porre fine alla storia. Lei non se ne andrà mai dal cuore dell'artista, a meno che non sia quello stesso cuore a cancellarla d'improvviso.
Lui si guarda allo specchio. Si vede, e non si piace. Tira le somme, mette su un bilancino la sua esistenza, la sua personale esperienza.

It's the same thing night on night
Who's wrong baby who's right
Another fight and I slam the door on
Another battle in our dirty little war
When I look at myself I don't see
The man I wanted to be
Somewhere along the line I slipped off track

e capisce che, più si è mosso, più è rimasto fermo. Anzi, peggio...

I'm caught movin' one step up and two steps back

A questo punto, cambia la prospettiva: il narratore vede una donna; un'altra.

There's a girl across the bar
I get the message she's sendin'
Mmm she ain't lookin' to married
And me well honey I'm pretending

Deduce che, come lui, anche lei finge di non essere sposata. potrebbe mettere una pietra sopra il suo passato, abbandonarsi al piacere della ri-scoperta... ma poi si rende conto che ciò non è veramente più possibile. Perchè lei, l'altra donna, è sempre lì.

Last night I dreamed I held you in my arms
The music was never-ending
We danced as the evening sky faded to black
One step up and two steps back

E lui non ha più certezze, se non quelle che riguardano il suo stesso modo di vivere. Per un passo in avanti, ce ne sono sempre stati due indietro. Guardare avanti non è più possibile, perchè lei è ancora lì, nel profondo del cuore, e non sembra volersene andare (per quanto, nella realtà, abbia già levato le tende, e da parecchio).
Le mani che nel primo clip si intrecciavano ora si staccano di colpo. Tutte quelle micro-scene si ripropongono con un rewind a rallentatore. Ultima tinta del quadro, la faccia dell'artista, ripresa in primo piano, che va progressivamente invecchiando per tornare poi, all'ultimo, normale ed estraniata al massimo. Quasi stupita, forse. Come se avesse avuto una rivelazione.

lunedì 4 luglio 2011

Final Countdown



Martedì 5 luglio 2011.
Ancora sedici ore circa
alle 11:30,
mezzogiorno al più tardi.
Vado e torno.





Poi, Dio volente,
sarò un uomo libero.

mercoledì 8 giugno 2011

Come la magia è connessa al campo elettromagnetico terrestre (o "Dialogo di 20 minuti circa con mia sorella")



Questo post è la naturale conclusione dei suoi predecessori.

Qui i rimandi: Il Medium e Il Campo Magnetico

Il resto di seguito...
(............)

M) Cioè, non mi prendi per il culo? Queste cose sono veramente possibili?

I) Assolutamente. Te lo ripeto, io mi sono dovuto arrendere all'evidenza: Cioè, c'è chi può rispondere alle tue domande prima che esse vengano formulate, è così...

M) Ma come diavolo è possibile ciò?

I) Non ho idea di come funzioni esattamente. Però, se ammettiamo (e ammettiamo) l'esistenza delle onde cerebrali, dobbiamo pensare che queste onde viaggino su una determinata frequenza. Come tutte le onde, d'altronde. Perciò (non so con quale organo, sarò sincero) se un Signor X fosse in grado di sintonizzarsi su tali frequenze, su quelle stesse lunghezze d'onda, allora X sarebbe in grado di conoscere i pensieri formulati da Y...

M) Ma questa è... telepatia.

I) Io ci credo. Tu no?

M) Beh, che il mondo non si fermi semplicemente a quello che vediamo noi... mi sembra ovvio. Cioè, credo che sarebbe ridicolo credere il contrario.

I) Eppure tanta gente lo fa

M) Ma perchè?

I) Perchè si ha una fottuta paura di ciò che non si può capire. E perchè, sopratutto, non tutti possiamo vedere, o anche solo percepire, certe determinate cose. Prova a convincere una stra-grande maggioranza di gente che una cosa che solo tu puoi vedere... Esiste.

M) Oddio... all'idea quasi mi sento un'essere inferiore.

I) Ma no...

M) Ma sì, invece... Senti un po', e gli animali? Gli animali possono vedere queste cose; le possono sentire? Vedono i fantasmi o le aure?

I) Io credo di sì. Gli animali hanno un'anima: guarda i cani. Un cane capisce subito se stai bene o no, se hai paura o meno, lo sente "a pelle". In molti casi, sono anche meglio delle persone. Sì, credo sia molto probabile che i cani vedano le aure... Per non parlare dei gatti.

M) Questa è suggestione, hai visto troppe volte Ghost. Ed è anche parte della cultura che li ha sempre avvicinati alle streghe...

I) Beh, chissà, magari c'è un motivo... che dici?

M) Mi sembra che stiamo divagando. Torniamo agli animali e basta.

I) Guarda, so che c'è gente in grado di parlare con gli animali. Non so come, ma credo sia possibile. La medium del lago di Como diceva di aver interagito con gli animali per scoprire dove fosse affondata l'auto con dentro quei due ragazzi, un po' di anni fa... Almeno, mi pare proprio di avere letto così.

M) Non mi stupisco. Cioè, sono stupita da queste cose, ma non per il fatto degli animali. Anche l'uomo è un animale (per quanto evoluto). Non avrei mai creduto che solo un diverso grado di sviluppo potesse cambiare così tanto le percezioni e le capacità di comunicare con altri mondi di regno animale e regno umano... non era possibile, dai.

I) Sono d'accordo.

M) Mi fa strano parlarne... però non vedo perchè dovresti prendermi in giro... e poi, ora che ci penso, anche un altro mio amico mi parlava di flussi di energia positiva, lasciti degli uomini sugli oggetti circostanti e cose simili.

I) Tutta roba verissima. D'altronde, è universalmente riconosciuto, l'essere umano è una fonte elettromagnetica, in qualche modo. Sappiamo bene che se, nel deserto, ci foste solo te e un albero della tua stessa altezza, allora un ipotetico fulmine prenderebbe te: per ovvie ragioni; sei un ricettore di cariche molto più sensibile rispetto a un albero.

M) Ma come spieghi tutte queste cose? Come è possibile che lasciamo addirittura delle parti di noi sugli oggetti? Come può il campo elettromagnetico condizionarci così tanto?

I) Ho una mia spiegazione: ma è intrisa di cattolicesimo, spero non ti dispiaccia...! Da cattolico, ho fatto i miei ragionamenti e le mie analisi senza prescindere mai da quella che è la mia Fede.

M) E ti pareva...

I) Stammi a sentire. Per me Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per te è stato solo un uomo, ma in questo caso va bene lo stesso. I Vangeli ci offrono descrizioni inequivocabili sulla sorta di miracoli e gesti che JC era in grado di compiere. E su questo non possiamo non essere d'accordo: Qualunque cosa fosse, umano o divino, Cristo è stato il medium più potente del mondo. Era anche un guaritore.

M) Ma... non mi dirai che esistono veramente?

I) Saranno 7 in tutto il mondo.

M) Ma dai...!

I) Eppure non dovresti fare fatica a crederci: il guaritore agisce sul "paziente" tramite l'elettromagnetismo, di cui ognuno è pregno.

M) Come fa?

I) Con l'imposizione delle mani, con la sola volontà: parliamo di persone che hanno affinità con il campo elettromagnetico tali da "manovrarlo" a loro piacimento o quasi

M)Mi sembra assurdo

I) Meno di quanto immagini; pensa a Stonehenge, o a Lourdes...

M) Cosa c'entrano?

I) Per gli antichi druidi Stonehenge era un luogo di guarigione. E Luordes, attualmente, è la stessa cosa: lì la gente spesso guarisce davvero... E, guarda caso, in entrambi i posti sono state osservate delle variazioni all'interno del nostro solito amico, il campo elettromagnetico...

M) Gesù Cristo!

I) Hai detto bene. Per me, che sono cattolico, il campo elettromagnetico è la grande invenzione di Dio, il modo con cui opera i miracoli... Così posso spiegarmi come anche persone non cristiane (quindi senza fede) siano state in grado di operare miracoli meravigliosi...

M)... e, anche se togli "Dio", tutto sembra tremendamente logico...

I) Per quanto riguarda la visione dell'aura è la stessa cosa. Anzi, lì abbiamo basi scientifiche più solide da cui partire.

M) Ti ascolto.

I) Diversi professori di materie scientifiche in università americane e inglesi hanno fatto degli studi in proposito: immagina l'occhio umano come un cono gelato; lo vedi nella tua testa, no? Pensa questo cono come il tuo occhio di profilo: l'estremità, la punta, è il pezzo che si collega direttamente al nervo ottico. Ecco, per le persone che vedono l'aura quel pezzo di retina non finisce in una punta, è più larga rispetto al normale parametro. Mi segui?

M) Sì, sì... e quindi?

I) Quindi ci passa più luce. O meglio, ci passano anche altre frequenze luminose. Pensa ancora agli animali: i cani sentono gli ultrasuoni, i pipistrelli li usano addirittura per orientarsi. Eppure noi non li udiamo affatto...

M) Il ragionamento gira. E poi lo dice uno scienziato, non uno di voialtri cazzoni da Villa...

I) Già. Grazie. Comunque la parte scientifica non è finita qui: adesso dobbiamo unire tutti questi elementi con l'induismo.

M) L'induismo?

I) Certo. Parlare di aure e simili non ti fa venire in mente il "terzo occhio", i chakra...?

M) Oddei!

I) Parliamo scientificamente: proprio qui, in mezzo agli occhi e proprio sopra il setto nasale, a 4 cm di profondità c'è la ghiandola pineale.

M) Ghiandola pineale? Che cos'è?

I) E' un muscolo parzialmente atrofizzato. Attualmente produce melatonina, ma solo di notte: mentre dormi, quando il cervello riesce a lavorare a velocità molto più elevata rispetto al normale...

M) Sì, ok... ma cosa permette?

I) Come, cosa permette?! La ghiandola pineale è il terzo occhio. Ma ora basta, per favore; questa è un'altra storia... più o meno.

mercoledì 1 giugno 2011

Sondaggio tra le rose...

Essendosi le prime copie di Roses in the rain esaurite con una velocità niente male (considerando che sono la raccolta di uno sconosciuto-sfigato quale io sono) e avendo destato nei lettori una curiosità non indifferente, oggi l'autore propone un sondaggino per indagare i gusti del pubblico e individuare quella che, a detta d'altri, è la "Rosa nella pioggia" meglio riuscita...
Seguono 7 campioni selezionati (Per votare usate il sondaggio sulla sinistra!):

)La Pagliaccina (canzone di un poeta al bar)

La pagliaccina bassa grandi scarpe
indossa con camicie del fratello
di un amante il cappello, il naso rosso
la faccia bianca, il nero sotto agli occhi.
Sorridi a tutto e tutti pagliaccina
ma quando il circo muore, poi da sola
continui a ridacchiare prendi tempo
o ti abbandoni a un pianto disperato?
Quando ti sciogli il trucco pagliaccina
ricordi un po' chi sei o trovi ancora
quel rosso falso riso disegnato
che illude i bimbi, pubblico pagante?
Per uno schizzo ridi per un fiore
ma poi passi le notti a studiar storia
(quando non sai la geografia del cuore!)
Non ami i latin lover pagliaccina
perchè non ami essere presa in giro
né guardi mai i poeti perchè in fondo
non pensi mai davvero al vero amore.
Ma io ti amo davvero pagliaccina
e un giorno certo ti scioglierò il trucco
arriverò a baciare la tua pelle
vedere finalmente il tuo colore
conquistarmi i tuoi sguardi i tuoi sorrisi
sapere che non sono più viziati
Un giorno... chi lo sa! Però non oggi.
Per ora mi accontento, ti accontenti
di due parole scritte al bar di fretta
mentre fumavo, mentre ti aspettavo.


)
Ragazze di sfuggita, poca luce
mi illudo che ogni volta ci sia tu.
Tra un albero e un lampione sul muretto
mando giù senza sosta pochi soldi
tutto il tabacco che è rimasto in tasca.
Ecco perchè stanotte non c'è stella:
il tempo a un certo punto chiede il conto.


)
Le cose che rallegrano alle volte
hanno la forma di un bocciolo in fiore
del riso contagioso di un'occhiata
complice l'esca di ogni nuovo amore
nonni che ammiccano ai nipoti svegli
le lettere che più non aspettavi
un bimbo nato una magia un miracolo
la donna che sorride, sai è felice.
Nient'altro voglio è tutto ciò che sogno.
Ciò che ho perduto. Ciò che non ho avuto.


) Calze a rete

Hai due meravigliose calze a rete
per gambe lunghe come mai ho veduto
Il tuo vestito è audace, come è audace
l'autoreggente che dal pizzo sbuca.
.. Se Dio sapesse quello che ho pensato (!)
e il Diavolo mi avesse lì esaudito
con gioia già all'Inferno sarei sceso.


) Mare d'Aprile

Ragazzi sulla spiaggia c'è un pallone
e due bottiglie a fare porticine.
Quest'ultimo di aprile sudo sale
ritorno a respirare un po' di mare.
Pieni di sabbia i piedi mentre gli occhi
sono sporchi d'amore.


) Aria

Di prima è più pesante nuova aria
Aria è surriscaldata
Aria di bancarotta
Aria di magna magna
di calciomercato aria
Aria di scappamento
Aria di ristrettezze
Aria di cancro e amianto
di turbodiesel aria
Aria di ex brigatisti
Aria di nuovi ultras
Aria senza la neve
a breve pure ci faran pagare
Aria per respirare.

) Prima poesia a L.

Di questa notte che se ne sta andando
nella magia del sonno non ti accorgi.
Si fa strada la luce è quasi giorno
e io disteso a terra te vicina
respiro con le orecchie i tuoi sospiri
appena scossi dall'agreste freddo
Ultima eredità prima dell'alba.
Ti copro ti riscaldo
e poi mi arrendo alle scomparse stelle.

venerdì 27 maggio 2011

Poesie sparse...22



L'amore è nello stomaco in subbuglio
In mano ho una bottiglia
e nel cervello birra.
Così fai solo bestemmiare lacrime.
In pezzi accanto al muro c'è del vetro
Nel cassonetto un "ti amo" stropicciato

domenica 8 maggio 2011

un quadernino rubato, perso e ritrovato



Non facciamo processi, tantomeno su fatti di cui non abbiamo contezza e che (sopratutto) non interessano a nessuno. Però il fatto resta: qualcuno mi ha fatto sparire il blocknotes (quello nero con i laccetti, dove appunto tutto: raccontini, riflessioni, poesie, ecc.) per farmelo ritrovare dopo quattro giorni. Chiunque tu sia, caro il mio curioso, voglio che tu sappia che non ce l'ho con te: se me lo avessi chiesto, molto probabilmente ti avrei fatto leggere volentieri il contenuto di questo taccuino. Farlo così, però, mi ha infastidito un po'. E non per altro: è solo che non sono abituato a far leggere e mie cose prima di avergli dato una "revisioncina", mettiamola così...

Ciò detto, subito dopo essere rientrato in possesso del prezioso attrezzo, è nata questa...:


Trovarsi tra ricordi violentati
Stare da solo con una tazzina
o bere birra già di primo sole
Uccidere le ore contristato
Svegliare notti di sonno innocenti
ed arrangiare poi solchi d'occhiaie
tirando come scuse stronze sbronze:
Che tu lo voglia o no anche questo è amore.



P.S.: La costruzione vorrebbe (almeno, nella mia testa, voleva) richiamarsi a un testo dell'amico Goethe. Chi indovina quale...?


sabato 30 aprile 2011

29 Aprile un anno fa


L'ho sentito per l'ultima volta. Mi ha detto semplicemente "Non ho voglia di parlare", e non si è più ripresentato. Tutte le altre volte che ho provato a contattarlo, beh... non mi rispondeva più. O, almeno, non era più lui a rispondere. Ero ad Ostia, in spiaggia, tra le prove generali delle frecce tricolore e tre/quattro idee confuse a marcire sotto un sole già evidentemente caldo.
Oggi, invece, è freddo e piove pure.



Ragazzi sulla spiaggia c'è un pallone
e due bottiglie a fare porticine.
Quest'ultimo di aprile sudo sale
ritorno a respirare un po' di mare.
Pieni di sabbia i piedi mentre gli occhi
sono sporchi d'amore.


martedì 26 aprile 2011

Anniversario



Oggi, per me, è un anniversario.
Un anniversario molto importante.
Era il 26 aprile 2010: ricevevo un dono, si spalancava una porta.
Mentre se ne stava chiudendo un'altra.

Ma io non me ne rendevo conto, perchè tante certezze stavano crollando:
perchè la mia concezione della vita stava cambiando.
Tante cose stavano cambiando... senza che potessi capirlo.
Non dirò "senza che potessi farci nulla",
perchè il problema di fondo non era quello.

Naturalmente io sono arrivato in ritardo, come al solito.
E, come al solito, ho stra-parlato, senza aver detto però nulla di concreto.
Ho rovinato tutto.

Quando ho realizzato tutto, nell'insieme, ormai era andata.
Ma la speranza è l'ultima a morire...
Ed è così che nascono le promesse.




Ma questa non è una promessa che si può spezzare.
Non ne vale il prezzo.

La rinuncia a un dono.
Nel disperato tentativo di poter recuperare ciò che si è scioccamente perduto.

Ed eccola, la promessa.
... ed ecco un film (l'unico) che è riuscito a farmi piangere.





giovedì 14 aprile 2011

passato & passato


Ancora un piccolo assaggio di poesia dalle mie Roses in the rain... passando però per Vincenzo Cardarelli, indimenticabile e difficilmente non citabili quando si parla di poesie che trattano il passato. Sperando ci conceda il suo beneplacito...

Scrive Vinni...

Passato
I ricordi, queste ombre troppo lunghe
del nostro breve corpo,
questo strascico di morte
che noi lasciamo vivendo
i lugubri e durevoli ricordi,
eccoli già apparire:
melanconici e muti
fantasmi agitati da un vento funebre.
E tu non sei più che un ricordo.
Sei trapassata nella mia memoria.
Ora sì, posso dire che
che m'appartieni
e qualche cosa fra di noi è accaduto
irrevocabilmente.
Tutto finì, così rapito!
Precipitoso e lieve
il tempo ci raggiunse.
Di fuggevoli istanti ordì una storia
ben chiusa e triste.
Dovevamo saperlo che l'amore
brucia la vita e fa volare il tempo.

Vincenzo Cardarelli

Scrive Pix...

Passato

Immagini scurite nella luce
non sempre torna ciò che è già di ieri

Michele Picozzi


E arrivammo, così, a scoprire Emily Dickinson! Grazie Milly...

Il passato

E' una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all'estasi
O alla disperazione.

Se qualcuno l'incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!

Emily Dickinson

giovedì 7 aprile 2011

... again and again



E' inverno.
Siedo davanti allo stagno gelato di Central Park.
Ho chiesto in giro, ma nessuno ha saputo dirmi
dove sono andate a finire le anatre e i pesci che nelle altre stagioni vi nuotano dentro.
Nè i tassisti della città imperiale,
nè i professori delle famose scuole che frequento,
nè i genitori della mia America fasulla.
Hanno ritenuta insulsa la domanda, o forse non se la sono mai posta.
Niente, insomma, di cui darsi pena.
Ora so che anche loro vivono sotto un lago di ghiaccio
e che nulla di ciò che vedo è "del tutto" vero.
Dalla segale non verrà nessuno a salvarmi.


(Fabio Stassi su J.D. Salinger, Il giovane Holden, 1951)

Holden, Lolita, Zivago e gli altri. Piccola enciclopedia dei personaggi letterari (1946-1999)

mercoledì 23 marzo 2011

Poesie sparse...21



Mia madre, quando fumo, dice sempre
che puzzo di vergogna indecorosa.
Ma dal mio tavolino i toscanelli
che Claudio gusta sull'uscio del bar
distinguo dall'odore e il cuore sa
di Anice di Grappa di Caffè...
Quando me ne compravo anch'io qualcuno
tu mi riconoscevi da lontano
mi davi un bacio e poi mi rivelavi
che avevo il buon profumo di un ricordo.


sabato 12 marzo 2011

IO & BRUCE: Dancing in the Dark

A volte è necessario aspettare molto tempo prima di tornare a leggere una storia scritta tempo prima e poterne uscire decentemente, con la faccia pulita e la forza di guardarsi allo specchio.
Di questa storia, in qualche modo, mi vergognavo. E me ne vergogno tuttora (non che sia tutto vero, per carità!). Ma è passato un anno esatto da quando l'ho buttata giù e, volente o nolente, credo sia giunto il momento di confrontarsi con certe vecchie paure, di esorcizzarle, di prenderle a calci nei coglioni... Torna la serie di "racconti" con le canzoni di Springsteen come sottofondo: oggi abbiamo "dancing in the dark".


Amici da 14 anni in un mercedes

Apro la porta del frigorifero, ma le mie attese sembrano volermi deludere: tre bottiglie d'acqua del rubinetto, una frizzante, 5 litri di latte, svariati formaggi e prosciutti, un paio di ragù da scaldare, un'immensità di altre cose verdi non identificate. Cazzo! Nemmeno l'ombra di una birra. Questa non ci voleva. Una birra almeno mi calmerebbe. Chiamo Andrea: ho bisogno di farmi tirare su, ho bisogno di parlare, ho bisogno soprattutto di qualcuno che mi stia a sentire e, magari, che mi consigli.
Cerco il numero del mio amico tra le chiamate recenti e premo il telefono verde. Dall'altra parte squilla.
"Andrè...!"
"Vincè; come stai?"
"Un pò 'no schifo... mò che fai?"
"Dovrei andare da un sarto a piazza Istria"
"Ti accompagno. Andiamo a fette?"
"A dire il vero pensavo di prendere l'auto"
"Da paura. Sto scendendo"
Dopo nemmeno cinque minuti ci ritroviamo entrambi di fronte al mercedes di suo padre.
"Andrè, non mi ricordo nemmeno: si può fumare in auto?"
"Certo, però abbassa il finestrino"
Consolato dalla notizia estraggo dal pacchetto da dieci di Winston blu una sigaretta al drum che mostro al mio compagno di avventure
"Beh, sta imparando a rollare benino la ragazza, eh?"
Sorride.
"Insomma, Vincè, che è successo?" mi fa dopo avere passato gli incroci più impegnativi del tragitto.
"... che non hai litigato con i tuoi l'ho capito, e già questo è un passo avanti!"
Come mi conosce...!
"Potevo essere abbacchiato per una litigata con i miei? Quello che mi dicono da una parte mi entra e dall'altra mi esce!" gli rispondo, spostando la mano da un orecchio all'altro. Tiro un sospiro e gli racconto le ultime puntate della mia pseudo storia d'amore: spiego, con una sintesi degna dei riassunti di Beautiful, come lo strafottutissimo pacchetto di prima sia stato -per lei- portatore di dubbi e di incertezze.
"Mi viene l'ansia" mi aveva detto poche ore prima. L'ansia di fare una scelta, di prendere una decisione? O forse ero io l'ansia? Io, con le mie gentilezze GRATUITE e, in quanto tali, incomprensibili...?
Quel santo del mio amico si sorbisce tutto il pippone con pazientemente. Poi, dopo qualche momento di silenzio, mi fa: "Ascolta Vinni, ti conosco da anni... tu non stai tentando di comprarla; è ovvio. Certi gesti, certe tenerezze ti riescono spontanee, lo so. So che non stai nemmeno a pensarci su. Mettiti nei suoi panni però: Spiegale chiaramente che le cose che fai non hanno un secondo fine. Tranquillizzala e rassicurala; secondo me ne ha bisogno."
Poi, mentre parcheggia, aggiunge: "... se di te se ne fregasse completamente, non verrebbe nemmeno a farteli certi discorsi..."
La sartoria è a pochi metri da noi.
"Era da tanto che non fumavo in auto..."
Sbrigate un paio di commissioni torniamo a casa. Sceso dal sedile e chiuso il mercedes, guardo il mio amico "Grazie Andrè. Mi serviva proprio uscire e svagarmi un pò..."


Bacco e la combriccola

Una serata tra soli uomini. Una gran bella serata tra soli uomini, e non una delle tante in cui la fica manca perchè non ne ha proprio voluto sapere di uscire con te, quanto una di quelle in cui sei tra soli uomini perchè era esattamente ciò che volevi. Il bello dell'essere senza donne (o dell'averle lasciate a casa) è che puoi fare e dre tutto quello che ti pasa per la testa, stando sicuro che resterà all'interno della comitiva. E' bello, periodicamente, ritrovare gli amici di una vita fa e riscoprirsi sempre più cretini.
Ci sediamo al tavolo di un'osteria "Osteeee! Portace 'n siluro!" Il siluro è un grande cilindro da 5 l. circa, pieno di birra. Il luppolo esce da un apposito rubinetto, il che fa sentire ognuno molto perfetto barista di se stesso. Questa sera, di siluri, ce ne siamo sparati tre in sette. E considerando che, come sempre, c'è chi beve di più, chi di meno e chi non beve proprio, direi che ci siamo sturati almeno due litri a testa di quel nettare degli dei che a West chiamano "Birra". Io me ne esco tranquillamente con il boccale in mano, così posso continuare a bere mentre torno a casa... e intanto gli ho fregato il bicchiere! Appena se ne rendono conto, dalla parte dei miei amici partono applausi e standing ovation etiliche, finchè arriviamo sulla tangenziale. Danny, certamente tra i più ciucchi della combriccola, sale su una specie di guardrail tra marciapiede e strada e si produce in qualcosa di più simile a un carpiato che a una capriola, rotolando prima sul tetto di un'auto parcheggiata, poi in strada. Quindi corre a pisciare in uno di quei cessi chimici che si trovano nei cantieri. Andrea intanto ha cominciato a delirare: sta prendendo a calci un coso triangolare di plastica (non so proprio cosa diavolo sia, o comunque sono troppo ubriaco anch'io per focalizzarlo) rubato dal cantiere di prima.
"Andrè... ma che cavolo stai a ffà?!"
Quello si volta e ci risponde pacatamente "Mi sto allenando!".
All'esplodere dele nostre risate ci regala un'occhiata che gelerebbe il peggiore Lee Van Cleef, quindi afferma sprezzante: "Ecco perchè non diventerai mai il vero ZORRO!"
Poi comincia a calciare una pigna, dribblando avversari inesistenti, manco fosse Pelè.
Inseguendolo ci itroviamo di fronte a un pub e a un ristorante cinese chiuso. Quel mongoloide, come ci vede arrivare, sa pronunciare ancora solo due parole "rhum&pera! rhum&pera!". Mentre gli altri cominciano una battaglia -persa in partenza- per convincerlo che altro alcol lo stenderebbe, Danny si ferma a fissare le lampade rosse di fronte all'insegna di ideogrammi. Con il muso all'insù, l'espressione ebete e quell'unica frase ripetuta ".. ma che figata..." è veramene uno spasso. Poi, d'improvviso, salta, allunga il braccio e, in una mossa sola, ha strappato tutti gli strass dorati che pendevano dall'attrezzo luminoso. Mi chiedo come abbia fatto a non tirare giù pure quello.
"Edoardo, guarda che bello!" mostra fiero.
Ecco, ora abbiamo veramente sgravato. Ma il fatto stesso che non riesca a pensarci senza sbellicarmi dalle risate sottolinea come, in fondo, non me ne freghi proprio un cazzo. Se certe boiate non le facciamo ora...


Neopapà per una settimana


Sabato, in tarda mattinata, mi incontro con Simone. Ormai, a causa della sua scuola serale, ci vediamo sempre meno. Ma, ogni volta, quante ne abbiamo da raccontarci...!
Mi chiede, come sempre, se ci sono progressi negli amori, ascolta le mie paranoie e mi dà pure dei consigli buoni. E che è?! Poi tace per una manciata di secondi. Mi guarda e sorride. "Sai che per poco non la mettevo incinta?"
".... Eh..?"
La sua donna è una ragazza madre: suo figlio ha festeggiato tre anni pochi giorni fa.
Simone, per usare un eufemismo, "non adora" farlo con il profilattico. E la settimana scorsa lei ha avuto un ritardo, oltre a un nuovo accumulo di latte al seno. Tutto si è poi risolto (anche se non capisco bene come), ma pare siano stati sette giorni di terrore. Diciottenne, senza lavoro nè diploma, potevano tenere un bambino? No, certo che no.
"In caso" mi ha confessato il mio amico "lei avrebbe abortito... e le cose tra di noi sarebbero cambiate". Un istante dopo, però, il suo volto si è riacceso e ha continuato: "Però lo sai che, come idea, mi piaceva un sacco? Un piccolo 'Mone... un piccolo stronzo come me... figlio mio, cui ho dato io la vita!".
Beh, credetemi se vi dico che in quel momento, di fronte a tanta spensierata fiducia in un sogno, sono stato felice. Tornando a casa siamo passati per piazza Winckelmann: un buco di mondo, quando eravamo piccoli noi un cesso a cielo aperto, che ci ha visti crescere. Oggi, tutto sommato, è davvero un bel posticino: giostre, scivoli, tappeti elastici e trenini e altalene e biliardini e patatine e coca-cola e sole e bambini e tanti bambini... "Meno male che ci sono i bambini. Pensa te se non ci fossero... Te non lo vorresti un figlio?"
Tutto questo è stato Simone a dirlo.
"Certo che sì! Non ora, è chiaro... ma in assoluto sì".
Non avevo mai sentito il mio amico fare discorsi così seri e profondi: "Quando eravamo bimbi noi, 'sto posto era 'no schifo... tutte siringhe pe' terra, e poi ce stava solo 'na giostra e un'altalena.. Guarda mò che bello!... e un giorno ce verranno a giocà i nostri figli... e forse un giorno pure i figli dei nostri figli... e per venire uno può metterci anche solo du' minuti... Cioè, pe' fà un bambino, pe' fà 'na vita, bastano due minuti..."


100 giorni

Domenica 14 marzo 2010. Nonostante la serata non sia stata nulla di speciale, scendere dal letto mi costa molta più fatica del previsto: la sveglia suona alle 8:30, ma quando finalmente sono in salotto a fare colazione le lancette segnano le nove e sette minuti. Mi lavo e mi cambio, facendo in modo di poter approfittare di questo fortuito ritardo quanto basta per non essere intercettato dalla solita suora pronta, come ogni domenica, ad accollarmi una lettura. Anzi, per non sbagliarmi mi fermo anche a fumare una sigaretta. Riscaldato dal sole e dal tabacco che brucia, la dose mattutina di veleno mi sveglia completamente, restituendomi tutte le funzioni cerebrali ancora inattive. E' un attimo: connetto che giorno è, capisco cosa significhi. 100 giorni. Tra cento giorni, la prima prova degli esami di maturità. Per voler essere romantico, gli ultimi cento giorni della mia adolescenza. Evvai! A voler fare i conti, vista Pasqua e diverse altre cazzate tra cui ponti e assemblee, sono rimasti 70 giorni scarsi di scuola effettiva.
La giornata sembra magica, risulta chiaro che farò qualche cazzata, come a sottolineare che la maggiore età non mi ha preso e non mi prenderà ancora per un pò. Tutto scorre liscio fino alle 16:00 circa, quando mi chiamano al telefono: è un mio amico; mi dice di scendere, che c'è lei che mi vuole vedere, mi vuole parlare. Sul momento non mi rendo conto di ciò che dico, delle conseguenze che le mie parole potrebbero comportare "Aò, è appena iniziato il secondo tempo... Dille che non scendo, poi forse la chiamo io..."
Deve passare del tempo prima che qualcosa si muova. Dopo il 4' di recupero, dopo il triplice fischio finale. E non è per il pareggio. Non è neppure per il rigore sbagliato. capisco solo che qualcosa non va. Mi chiedo se lei sia incazzata. Considero che, effettivamente, non essere preferita a una partita di calcio non è il massimo. Resto due ore inebetito, con un buco nello stomaco. Ho come l'impressione che le mura della stanza mi si stiano stringendo addosso. Fino a quando decido che è troppo. Mi infilo la giacca di pelle, controllo la temperatura esterna, annuncio: "Esco a riflettere su tutte le cazzate che ho fatto fino ad ora".
Papà, come per ogni cosa leggermente fuori dall'ordinario, non vuole capire; Mamma risponde come un nastro registrato "Ricordati che alle otto in punto si cena".
Esco, trovo il coraggio necessario e la chiamo.
"Ehi... senti, ti volevo chiedere scusa per prima; mi dispiace davvero non essere sceso..."
Lei, dall'altro capo, risponde, voce più dubbiosa e leggera rispetto al solito (ma forse è solo una mia impressione): "Figurati... ma dovevi studiare tanto?"
?!
"No, cioè... sì, sì, una cifra! Poi era sceso un mio cugino da Milano..."
E' fatta. Torno a casa canticchiando "Grande figlio di puttana" degli Stadio. In cucina c'è mia madre. "Non puoi capire quanto ho sculato" le faccio "Non ha capito che l'ho pisciata per la Roma!". Lei mi guarda sprezzante: "Quanto sei rozzo... e, comunque, sei proprio una canaglia!"


Dancing in the Dark

Alcuni parlano di "teoria del piano inclinato"; io parlo di dama, di pedine nelle mani del destino. La libertà è vera solo per metà. La metà scarsa della nostra vita dipende dalle nostre scelte e dalle nostre azioni; tutto il resto dipende dalle scelte e dalle azioni del mondo che ci circonda. La cosa più preoccupante è che ciò che chiamiamo "controllo" non lo possiamo esercitare alla perfezione nemmeno nella fetta di fatti/azioni sotto la nostra cura. Prendete me: quanta razionalità stavo effettivamente esercitando mentre preferivo una partita di calcio alla ragazza di cui sono innamorato? La mia scelta, quindi, quanto è stata portata avanti sotto il mio diretto controllo? Nel flusso vitale intervengono in continuazione quegli elementi che, volgarmente, chiamiamo "cazzate" (vedi esempio) e "botte di culo" (lei che non connette la mia assenza con la partita della domenica).
Strano il destino: prende e dà, anche se quasi mai equamente. Dall'alto della sua onniscenza, Bruce declama:

You can’t start a fire, you can’t start a fire without a spark
This gun’s for hire even if we’re just dancing in the dark

Non puoi accendere un fuco senza una scintilla. Quando, finalmente, io e lei riusciamo a trovarci da soli, a sederci, a parlarci, non troviamo il modo di dirci praticamente nulla di nuovo. Finti scemi tutti e due, tutti e due con una fottuta paura di aprirsi veramente all'altro, tutti e due talmente bruciati da emozioni vecchie da non essere più disposti a rientrare in gioco: l'una con le parole, l'altro nei fatti.
Il fucile è in affitto, aspetta... Anche se, forse, stiamo solo ballando al buio.
Restiamo, incredibilmente, pupazzi nelle mani di qualcosa più grande dell'amore.