domenica 12 dicembre 2010

Voglia di una donna e di una birra (Canzoni che mi uccidono - Walter il mago -)



L'umidità è pazzesca, la strada tappezzata di foglie che la pioggia ha appiccicato all'asfalto, il sole è sorto da mezz'ora scarsa. Sono le 7 e 35 e ho voglia di una birra. Prendo l'autobus che, da sei anni a questa parte, mi fa arrivare a scuola con quel minimo di anticipo tale che riesco a fumarmi una sigaretta prima di entrare, la terza del giorno.
La Nomentana, per essere un giorno in mezzo alla settimana, è inspiegabilmente deserta: il mio viaggio dura appena dieci minuti (forse meno).
Ottimo, mi ritrovo con un quarto d'ora da occupare. scelgo di passare per il parco, di gustarmi fino in fondo la rugiada sulle foglie, i raggi di luce mattutina che filtrano tra i rami e gli effetti che ne derivano assieme, naturalmente, a un bel sorso di Bell, wiskey scozzese a buon mercato e, in fondo, pure apprezzabile. Metto la mano destra nella tasca interna della giacca per tirarne fuori la fiaschetta contenente il prezioso drink, ma il mio arto trova un niente terrificante: tiro fuori il "contenuto" (un fazzoletto usato e un biglietto del cinema di un anno fa), ne valuto l'utilità e lo ripongo al suo posto. Porcaputtana, no. Questo significa rovinarsi quei pochi, fugacissimi, piaceri della vita. Cazzo. Tiro fuori il portafogli e lo ispeziono per benino: purtroppo ho solo un euro (anzi, in verità sono appena 97 centesimi): troppo poco per comperarmi una birra. Considero che quei 97 centesimi rappresentano i miei averi da almeno dieci giorni, e che dovrebbe essere ammirevole come un adolescente possa andare av
anti con così poco per così tanto tempo.
La stecca di contrabbando, mi dico, è stata una svolta: se avessi dovuto spendere pure per fumare, allora sarebbero stati veramente cazzi amari. Molto, troppo amari. Lo so, è un quadretto di vita che, per come lo descrivo, meriterebbe seriamente l'attenzione della previdenza sociale. In verità i fatti sono molto meno drammatici di quanto possano sembrare: fumo, e fumo pure parecchio, è vero. Ma in fondo è il mio unico vizio. bere non è un vizio, è un piacere: non bevo mica per ubriacarmi. Solo un sorso ogni tanto, come per star certi di rovinarmi il fegato quanto basta per tirare le cuoia in tempo utile: 37 anni. Nè più nè meno. Per il resto... beh, avevo solo voglia di una birra. Non è mica un crimine, no? Se ne bevo due a settimana è tanto. La giornata scorre lenta; la mia voglia, il mio desiderio, aumenta.
Dico io, ma se pensano di installare distributori di profilattici, perchè all'interno delle scuole non mettono anche distributori di birra in lattina? Che bellezza sarebbe seguire una lezione di
filosofia sbronzo! O anche appena appena su di giri...
La voglia insoddisfatta mi rende particolarmente nervoso, eppure riesco a trattenermi, a non fumare. Quando il tempo della mia permanenza obbligata in quella casa circondariale che chiamano liceo finisce, ormai il bisogno fisico di luppolo si è esaurito da un po'. Torno a casa, pranzo, navigo in rete, fingo di studiare e di scrivere. Poi, per soddisfare certi bisogni "fisiologici", vado al gabinetto. Dove trovo la migliore delle sorprese, delle mani dal cielo, degli aiuti insperati: un biglietto da 10 euro nascosto nel cartoncino rigido del rotolo di carta igienica. L'inconfondibile prova che Dio esiste, e ci ama! In quel momento mi telefona Tonio.
"Ehi bello!"
"Tonio!"
"Ho appena dato un esame all'università"
"Come è andata?"
"23. Bucio de culo! Come non accettarlo?"
"Ahahah! Grande!"
"Senti, che fai stasera?"
"Niente, perchè?"
"Vieni a cena da me. I miei sono fuori"
"Da paura. Come siamo messi ad alcol?"
"Mi è rimasto un vinaccio e un po' di fuoco dell'Etna"
"Okay. Allora alla birra ci penso io. E tiro fuori il narghilè delle grandi occasioni"
"Daje! Passa appena puoi"
E' una cosa che non mi faccio certo ripetere due volte. Pre
paro il narghilè e me lo infilo nello zaino. Esco di casa e vado dall'egiziano. Trattando un po', e aggiungendo qualche euro alla mia lista di buffi, riesco a portarmi via una confezione di carboncini e una cassa di birra.
"Grazie Alì, come sempre. Allah Arbar!"
"Allah Akbar, no al bar! Tu prendi me per sedere. Però simpatico. Bravo ragazzo. Ciao Vinni! Saluta nonna!"
Mia nonna, dall'egiziano, riesce sempre e solo a farsi inculare sonoramente. Va da Alì per comprare due arance e torna a casa con il carrello pieno. La verità è che compra ciò che Alì vuole che compri (sfruttando la sua età avanzata e la vista molto diminuita). Quindi, scroccando da Alì, non faccio che aggiungere qualche contrappeso al bilancino del guadagno che, casualmente, pende sempre un po' troppo dalla parte del figlio di Maometto. Inserisco la mercanzia nello zaino, esco dal negozio e vado da Tonio.
Il mio amico mi apre la porta in pantaloni da tuta e canottiera. A fianco a lui (cosa assai sconcertante) c'è un alano nero in piedi (in piedi!) che scodinzola e balla. Balla. Qualcosa di molto simile a una samba...
"E quello cosa cazzo è?" gli chiedo sconcertato
"E' un cane"
"Lo vedo che è un cane. Ma per quale cazzo di motivo hai un cane?"
Antonio non ha mai amato le bestie. "E, sopratutto, perchè balla e muove il culo come una brasiliana al carnevale di Rio?!"
"Il vicino ha dovuto raggiungere un parente che è ricoverato grave a Firenze. Non poteva portare il cane con sè, così mi ha chiesto se potevo tenerlo io un paio di giorni. Mi ha dato i soldi per comprargli il cibo dei cani e quaranta euro per il disturbo"
Guardo prima Tonio e poi il bastardo, quindi chiedo al mio amico: "E da quando ce l'hai è così?"
"Così come, scusa?"
"Così rincoglionito!"
"Ahahahahah!" Attacca a ridere. Sembra non volersi fermare.
"Beh" riesce a dirmi con fatica "Intanto che ti aspettavo ho pensato di iniziare a festeggiare.
E, visto che si beve in compagnia, ne ho dato un po' pure a lui..."
Guardo, incredulo, Tonio "Scusa... cosa gli hai dato, di preciso?"
"Un po' di fuoco dell'Etna"
"Cosa cazzo gli hai dato?!"
Non ci credo. Tonio ha fatto bere a un cane uno dei superalcolici più potenti della Sicilia.
"Beh, direi che gli piace, no?" mi fa, come per giustificarsi.
Guardo ancora il cane. Considero che nemmeno una lavanda gastrica lo salverebbe, se continua di questo passo: ora la povera bestia ha preso a strusciarsi il culo con qualcosa di non identificato (forse un pacchetto di mentos). Chissà, magari un esorcista sarebbe utile...
Decido infine di sbattermene (se il cane va in come etilico sono cazzi di Tonio, e comunque ora non è in grado di capire totalmente cosa accade) e scelgo di raggiungere il mio ospite nel paese di Bacco. Preparo il narghilè e cominciamo a fumare. Chiudiamo
tutte le porta della piccola sala da pranzo per non diffondere l'odore in giro per tutta casa e spegniamo la luce, cosicchè quando decidiamo di cucinare e premiamo l'interruttore notiamo che nella stanza si è formato un cappone degno di un sobborgo londinese. Metà della cassa di birra intanto è andata. preparo un sugo di fagioli e butto nell'acqua mezzo chilo di pasta: se ne avanzerà un po' (cosa di cui dubito) lo daremo al cane. Chissà se i cani scoreggiano...
Io e Tonio parliamo. E, dopo due ore passate a dire cazzate, il discorso cade (finalmente) ulla sana, vecchia, gnocca. Se non fosse successo mi sarei stupito, forse addirittura preoccupato.
"Te, insomma?" gli faccio io. Lui sembra morire dal ridere.
"Te la ricordi Giorgia?"
"La biondina che hai conosciuto in facoltà, no? L'amore tuo..."
"Quella troia scopa con il frocio"
"Cosa?"
Lui diventa improvvisamente serio
"Ha scopato con il bisessuale. Solo che a lui non si è alzato"
Io detono i una fragorosa risata.
"Scusami, amico... Ma allora quello è proprio finocchio! Altro che bisessuale..."
"Già..." dice lui "Però, intanto, lei gliel'ha data..."
Anch'io mi faccio cupo: "Scusami Tonio, hai ragione. Stavo facendo lo stronzo"
"Non è mica colpa tua se mi sono innamorato di una zoccola" mi tranquillizza allungandomi una birra.
"Ma come? Ieri non era una di mentalità molto aperta?"
"Ieri. Oggi, invece, è una zoccola e basta"
Silenzio. Suono di gole che buttano giù nettari alcolici.
"E te, Vinni? Cosa hai di nuovo da raccontarmi?"
Ancora il rumore di una gola che deglutisce luppolo. Una sola, stavolta: la mia.
"Provo a guardarmi in giro, come mi hai consigliato tu. Provo a convincermi che alla mia età dovrei puntare a scoparle tutte, e basta. Ci provo, davvero, ma non ci riesco." Tiro giù io, tutto in un sospiro.
"C'è di più: vedi, tutte le donne che vorrei farmi finisco, più o meno inconsciamente, per idealizzarle. E come fiuto questo pericolo, che è poi il pericolo di innamorarmene, me ne allontano"
Un momento di pausa.
"Vedi, Tonio, se voglio una donna le devo voler bene. Il problema è che amo ancora lei. Sì, hai ragione, lo so: dovrei dimenticarla. Se necessario amarne un'altra. Ma non s
ono pronto per una cosa così. Non ancora. La verità è che preferisco vivere di fantasmi piuttosto che ricadere negli stessi, soliti, errori. Che poi, te lo dico chiaramente, tutte quelle che ho adocchiato sono tipe strane... Non che la cosa mi spiaccia; anzi... ma volevo aggiungere che sono bersagli strani, peraltro molto difficili da agganciare... Insomma 'zi: meno ci penso e meglio sto".
Tonio fa segno di sì con la testa e si porta una sigaretta alla bocca; poi prende il telecomando e accende la TV. Fabio Fazio sta intervistando un cantautore. Guardo il cane, steso a terra, ubriaco almeno quanto noi. E penso al tizio che cantava di una situazione simile a questa e di una magia per cui vale la pena vivere.
Ma ora ho voglia di una birra. E di una donna.

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