venerdì 24 dicembre 2010

Il Natale secondo Constantine

Allora, c'era una volta un tizio...

Si chiamava Agios Nikolaus. Nato del 270 d.C. a Patara, in Licia. Ora fa parte della Turchia, ma all'epoca era una provincia di lingua greca dell'Impero Romano.


A quei tempi il culto per le divinità romane aveva ceduto il posto a quello per il Sol Invictus... Il Sole Invincibile, nato avvolto dalla luce il giorno 25 di dicembre.

Se la data vi sembra familiare abbiate pazienza. Il meglio deve ancora venire.

La storia di Gesù si stava già diffondendo per il mediterraneo come un'infezione venerea, e l'imperatore romano Costantino non aveva bisogno di una banderuola per capire da che parte soffiava il vento.

Quindi decretò che il cristianesimo fosse la religione di stato ufficiale dell'Impero Romano, mescolando con cura le testimonianze esistenti (per quanto contraddittorie) sulla vita di Gesù con la mitologia del Sol Invictus...

... per indorare la pillola alla plebe, se capite cosa intendo dire.

Insomma, questo Agios Nikolaus... il turco, ricordate? fate attenzione...

... Il turco viene nominato vescovo di Mira, e lì si crea una brillante reputazione di uomo caritatevole, benevolo, e pronto a donare al prossimo...


... per non parlare dei miracoli che semina qua e là. Far risorgere bambini assassinati e fatti a pezzettini... cose del genere.

Roba spettacolare, ne sono certo.

Dopo la sua morte, nel 343 d.C., viene venerato come un Santo e suoi resti sono sepolti a Mira... fino all'invasione saracena dell'undicesimo secolo...

Così i suoi fedeli decidono di trasferire i suoi resti in Italia. A Bari, nella basilica di San Nicola...


... dove sono rimasti fino a oggi.

San Nicola... Santa Claus...

... Il vostro beneamato Babbo Natale.


Buon Natale del cazzo, Nicky.


copyright: Vertigo; John Constantine HELLBLAZER; Andy Diggle, Leonardo Manco, Giuseppe Camuncoli, Stefano Landini


In caso non fosse chiaro a qualcuno, Hellblazer è il fumetto che, attualmente, mi sta appassionando (e che leggessi un fumetto, che ci spendessi soldi, non capitava da anni... probabilmente da prima che iniziassi a fumare).
Il protagonista, John Constantine, fuma almeno quanto me.
Ciò detto, buon Natale...

domenica 12 dicembre 2010

Voglia di una donna e di una birra (Canzoni che mi uccidono - Walter il mago -)



L'umidità è pazzesca, la strada tappezzata di foglie che la pioggia ha appiccicato all'asfalto, il sole è sorto da mezz'ora scarsa. Sono le 7 e 35 e ho voglia di una birra. Prendo l'autobus che, da sei anni a questa parte, mi fa arrivare a scuola con quel minimo di anticipo tale che riesco a fumarmi una sigaretta prima di entrare, la terza del giorno.
La Nomentana, per essere un giorno in mezzo alla settimana, è inspiegabilmente deserta: il mio viaggio dura appena dieci minuti (forse meno).
Ottimo, mi ritrovo con un quarto d'ora da occupare. scelgo di passare per il parco, di gustarmi fino in fondo la rugiada sulle foglie, i raggi di luce mattutina che filtrano tra i rami e gli effetti che ne derivano assieme, naturalmente, a un bel sorso di Bell, wiskey scozzese a buon mercato e, in fondo, pure apprezzabile. Metto la mano destra nella tasca interna della giacca per tirarne fuori la fiaschetta contenente il prezioso drink, ma il mio arto trova un niente terrificante: tiro fuori il "contenuto" (un fazzoletto usato e un biglietto del cinema di un anno fa), ne valuto l'utilità e lo ripongo al suo posto. Porcaputtana, no. Questo significa rovinarsi quei pochi, fugacissimi, piaceri della vita. Cazzo. Tiro fuori il portafogli e lo ispeziono per benino: purtroppo ho solo un euro (anzi, in verità sono appena 97 centesimi): troppo poco per comperarmi una birra. Considero che quei 97 centesimi rappresentano i miei averi da almeno dieci giorni, e che dovrebbe essere ammirevole come un adolescente possa andare av
anti con così poco per così tanto tempo.
La stecca di contrabbando, mi dico, è stata una svolta: se avessi dovuto spendere pure per fumare, allora sarebbero stati veramente cazzi amari. Molto, troppo amari. Lo so, è un quadretto di vita che, per come lo descrivo, meriterebbe seriamente l'attenzione della previdenza sociale. In verità i fatti sono molto meno drammatici di quanto possano sembrare: fumo, e fumo pure parecchio, è vero. Ma in fondo è il mio unico vizio. bere non è un vizio, è un piacere: non bevo mica per ubriacarmi. Solo un sorso ogni tanto, come per star certi di rovinarmi il fegato quanto basta per tirare le cuoia in tempo utile: 37 anni. Nè più nè meno. Per il resto... beh, avevo solo voglia di una birra. Non è mica un crimine, no? Se ne bevo due a settimana è tanto. La giornata scorre lenta; la mia voglia, il mio desiderio, aumenta.
Dico io, ma se pensano di installare distributori di profilattici, perchè all'interno delle scuole non mettono anche distributori di birra in lattina? Che bellezza sarebbe seguire una lezione di
filosofia sbronzo! O anche appena appena su di giri...
La voglia insoddisfatta mi rende particolarmente nervoso, eppure riesco a trattenermi, a non fumare. Quando il tempo della mia permanenza obbligata in quella casa circondariale che chiamano liceo finisce, ormai il bisogno fisico di luppolo si è esaurito da un po'. Torno a casa, pranzo, navigo in rete, fingo di studiare e di scrivere. Poi, per soddisfare certi bisogni "fisiologici", vado al gabinetto. Dove trovo la migliore delle sorprese, delle mani dal cielo, degli aiuti insperati: un biglietto da 10 euro nascosto nel cartoncino rigido del rotolo di carta igienica. L'inconfondibile prova che Dio esiste, e ci ama! In quel momento mi telefona Tonio.
"Ehi bello!"
"Tonio!"
"Ho appena dato un esame all'università"
"Come è andata?"
"23. Bucio de culo! Come non accettarlo?"
"Ahahah! Grande!"
"Senti, che fai stasera?"
"Niente, perchè?"
"Vieni a cena da me. I miei sono fuori"
"Da paura. Come siamo messi ad alcol?"
"Mi è rimasto un vinaccio e un po' di fuoco dell'Etna"
"Okay. Allora alla birra ci penso io. E tiro fuori il narghilè delle grandi occasioni"
"Daje! Passa appena puoi"
E' una cosa che non mi faccio certo ripetere due volte. Pre
paro il narghilè e me lo infilo nello zaino. Esco di casa e vado dall'egiziano. Trattando un po', e aggiungendo qualche euro alla mia lista di buffi, riesco a portarmi via una confezione di carboncini e una cassa di birra.
"Grazie Alì, come sempre. Allah Arbar!"
"Allah Akbar, no al bar! Tu prendi me per sedere. Però simpatico. Bravo ragazzo. Ciao Vinni! Saluta nonna!"
Mia nonna, dall'egiziano, riesce sempre e solo a farsi inculare sonoramente. Va da Alì per comprare due arance e torna a casa con il carrello pieno. La verità è che compra ciò che Alì vuole che compri (sfruttando la sua età avanzata e la vista molto diminuita). Quindi, scroccando da Alì, non faccio che aggiungere qualche contrappeso al bilancino del guadagno che, casualmente, pende sempre un po' troppo dalla parte del figlio di Maometto. Inserisco la mercanzia nello zaino, esco dal negozio e vado da Tonio.
Il mio amico mi apre la porta in pantaloni da tuta e canottiera. A fianco a lui (cosa assai sconcertante) c'è un alano nero in piedi (in piedi!) che scodinzola e balla. Balla. Qualcosa di molto simile a una samba...
"E quello cosa cazzo è?" gli chiedo sconcertato
"E' un cane"
"Lo vedo che è un cane. Ma per quale cazzo di motivo hai un cane?"
Antonio non ha mai amato le bestie. "E, sopratutto, perchè balla e muove il culo come una brasiliana al carnevale di Rio?!"
"Il vicino ha dovuto raggiungere un parente che è ricoverato grave a Firenze. Non poteva portare il cane con sè, così mi ha chiesto se potevo tenerlo io un paio di giorni. Mi ha dato i soldi per comprargli il cibo dei cani e quaranta euro per il disturbo"
Guardo prima Tonio e poi il bastardo, quindi chiedo al mio amico: "E da quando ce l'hai è così?"
"Così come, scusa?"
"Così rincoglionito!"
"Ahahahahah!" Attacca a ridere. Sembra non volersi fermare.
"Beh" riesce a dirmi con fatica "Intanto che ti aspettavo ho pensato di iniziare a festeggiare.
E, visto che si beve in compagnia, ne ho dato un po' pure a lui..."
Guardo, incredulo, Tonio "Scusa... cosa gli hai dato, di preciso?"
"Un po' di fuoco dell'Etna"
"Cosa cazzo gli hai dato?!"
Non ci credo. Tonio ha fatto bere a un cane uno dei superalcolici più potenti della Sicilia.
"Beh, direi che gli piace, no?" mi fa, come per giustificarsi.
Guardo ancora il cane. Considero che nemmeno una lavanda gastrica lo salverebbe, se continua di questo passo: ora la povera bestia ha preso a strusciarsi il culo con qualcosa di non identificato (forse un pacchetto di mentos). Chissà, magari un esorcista sarebbe utile...
Decido infine di sbattermene (se il cane va in come etilico sono cazzi di Tonio, e comunque ora non è in grado di capire totalmente cosa accade) e scelgo di raggiungere il mio ospite nel paese di Bacco. Preparo il narghilè e cominciamo a fumare. Chiudiamo
tutte le porta della piccola sala da pranzo per non diffondere l'odore in giro per tutta casa e spegniamo la luce, cosicchè quando decidiamo di cucinare e premiamo l'interruttore notiamo che nella stanza si è formato un cappone degno di un sobborgo londinese. Metà della cassa di birra intanto è andata. preparo un sugo di fagioli e butto nell'acqua mezzo chilo di pasta: se ne avanzerà un po' (cosa di cui dubito) lo daremo al cane. Chissà se i cani scoreggiano...
Io e Tonio parliamo. E, dopo due ore passate a dire cazzate, il discorso cade (finalmente) ulla sana, vecchia, gnocca. Se non fosse successo mi sarei stupito, forse addirittura preoccupato.
"Te, insomma?" gli faccio io. Lui sembra morire dal ridere.
"Te la ricordi Giorgia?"
"La biondina che hai conosciuto in facoltà, no? L'amore tuo..."
"Quella troia scopa con il frocio"
"Cosa?"
Lui diventa improvvisamente serio
"Ha scopato con il bisessuale. Solo che a lui non si è alzato"
Io detono i una fragorosa risata.
"Scusami, amico... Ma allora quello è proprio finocchio! Altro che bisessuale..."
"Già..." dice lui "Però, intanto, lei gliel'ha data..."
Anch'io mi faccio cupo: "Scusami Tonio, hai ragione. Stavo facendo lo stronzo"
"Non è mica colpa tua se mi sono innamorato di una zoccola" mi tranquillizza allungandomi una birra.
"Ma come? Ieri non era una di mentalità molto aperta?"
"Ieri. Oggi, invece, è una zoccola e basta"
Silenzio. Suono di gole che buttano giù nettari alcolici.
"E te, Vinni? Cosa hai di nuovo da raccontarmi?"
Ancora il rumore di una gola che deglutisce luppolo. Una sola, stavolta: la mia.
"Provo a guardarmi in giro, come mi hai consigliato tu. Provo a convincermi che alla mia età dovrei puntare a scoparle tutte, e basta. Ci provo, davvero, ma non ci riesco." Tiro giù io, tutto in un sospiro.
"C'è di più: vedi, tutte le donne che vorrei farmi finisco, più o meno inconsciamente, per idealizzarle. E come fiuto questo pericolo, che è poi il pericolo di innamorarmene, me ne allontano"
Un momento di pausa.
"Vedi, Tonio, se voglio una donna le devo voler bene. Il problema è che amo ancora lei. Sì, hai ragione, lo so: dovrei dimenticarla. Se necessario amarne un'altra. Ma non s
ono pronto per una cosa così. Non ancora. La verità è che preferisco vivere di fantasmi piuttosto che ricadere negli stessi, soliti, errori. Che poi, te lo dico chiaramente, tutte quelle che ho adocchiato sono tipe strane... Non che la cosa mi spiaccia; anzi... ma volevo aggiungere che sono bersagli strani, peraltro molto difficili da agganciare... Insomma 'zi: meno ci penso e meglio sto".
Tonio fa segno di sì con la testa e si porta una sigaretta alla bocca; poi prende il telecomando e accende la TV. Fabio Fazio sta intervistando un cantautore. Guardo il cane, steso a terra, ubriaco almeno quanto noi. E penso al tizio che cantava di una situazione simile a questa e di una magia per cui vale la pena vivere.
Ma ora ho voglia di una birra. E di una donna.

mercoledì 8 dicembre 2010

Il Campo Magnetico (e la radiestesia)

Con questo post continua la serie iniziata con Il Medium. Quelle che darò ora sono nozioni poco più che elementari, perchè (ahimè) non ho e non ho mai avuto uno spirito "scientifico". Sarebbe inutile, oltre che deviante dalla nostra principale linea guida, proporvi una trattazione meramente scolastica; perciò sarò breve e conciso... sperando di non lasciare aperti (nella mia ignoranza) troppi dubbi e perplessità.

Tutti noi sappiamo che attorno al nostro pianeta (come, d'altronde, attorno a qualsiasi corpo celeste) passa un intenso campo elettromagnetico. Tale campo, per quanto riguarda la Terra, esiste perchè il nucleo esterno del pianeta è costituito da atomi metallici carichi elettricamente che, muovendosi, generano una corrente: intorno alle correnti elettriche, come ci insegna la Fisica, si forma il campo magnetico.
In questo contesto si colloca l'uomo, entità vibratoria che evolve in un mondo di vibrazioni. L'essere umano è alla mercè continua delle forze elettromagnetiche che si sprigionano dalle onde emesse da tutte le materie; minerali, animali o umani che siano. Nota che i tre regni appena citati sono formati da atomi dotati di energia vorticosa e vibratoria. Le cellule umane possono ricevere ed emettere onde in grado di accordarsi su una determinata frequenza, entrando così in stato di risonanza.

Esempio che detto così sembra campato per aria, ma è in realtà fortemente esplicativo: Se c'è un temporale e io mi trovo vicino a un albero alto dieci metri, un ipotetico fulmine colpirà l'albero. Se invece mi trovo vicino a un albero di appena due metri, probabilmente il fulmine colpirà me (che, in quanto essere umano, sono un ricettore di onde elettromagnetiche molto più forte)

Tuttavia è bene ricordare che non è la sola materia a emettere radiazioni; ma anche forme e colori.

Mettiamo subito un altro paio di puntini sulle "i", tanto per aprire altre porte: il campo magnetico non è "regolare", nel senso che non ha in tutti i punti del globo la stessa forza e la stessa intensità. E che ce frega a noi? Ci frega, perchè le variazioni del campo elettromagnetico hanno importanti risvolti anche sulla nostra salute. Non è un mistero che a Lourdes la forza elettromagnetica sia più intensa che altrove; lo stesso Stonehenge era considerato, ai tempi dei druidi e dei celti, un luogo di guarigione (N.B. le proprietà di Stonehenge vengono studiate tuttora).

Chiusa questa parentesi possiamo quindi aprire una finestra su un altro argomento a dir poco interessante: la radiestesia.
Il termine radiestesia deriva dall'accostamento di due radici: radius (raggio) e aesthesis(sensazione); pertanto, parlando di radiestesia, parliamo di possibilità di percezione sensorialedi una radiazione. Radiestesia è la possibilità per l'essere umano di percepire alcune radiazioninon comunemente percettibili dai cinque sensi. Parliamo di un'arte che è, in qualche modo, sempre esistita con il nome di "rabdomanzia" (i fini sono di poco diversi).

L'abate Mermet per primo intuì che, tramite il pendolo/la bacchetta, se riusciva a sondare le acque presenti nel sottosuolo, allora poteva individuare anche i principali flussi energetici all'interno del corpo umano.

La radiestesia medica (che non è una scienza e, per il suo carattere parzialmente affidato all'intuizione, non potrebbe mai esserlo) è strettamente connessa, di conseguenza, a quelli che sono i centri energetici del nostro organismo, noti nella cultura orientale (India) come chackra.


I chakra sono vortici metafisici di energia che derivano dall'antico sistema indiano di cura, il quale li posiziona in sette centri principali lungo il corpo, di cui controllano il flusso di energie invisibili. Essi simboleggiano il collegamento tra la sfera fisica e quella spirituale e coincidono con il sistema endocrino del corpo. Quando sono in equilibrio, tutti e sette i chakra maggiori aiutano una parte specifica del corpo a funzionare perfettamente. Quando sono sbilanciati, non funzionano correttamente o sono "bloccati", possono essere causa di numerosi problemi mentali, emotivi e fisiologici.
La parola chakra deriva dal sanscrito e significa ruota, oppure disco.

Questi moderatori di energia rarefatta vengono tradizionalmente rappresentati da fiori di loto, ciascuno dei quali risuona su diverse frequenze, in corrispondenza dei colori dell'arcobaleno. Benché si ritenga che il sistema energetico umano sia basato su molti chakra, e sebbene se ne "scoprano" continuamente di nuovi, il sistema indù tradizionale ne individua sette maggiori.
I sette chakra principali hanno un'ubicazione, rispetto al corpo fisico, che corrisponde ai principali centri nervosi in quella determinata regione del corpo stesso e sono posti lungo la colonna vertebrale; nascono dall'incrocio di un maggior numero di canali rispetto ai 21 chakra secondari.
Ciascuno dei chakra maggiori sul davanti del corpo è accoppiato alla sua controparte sul dietro del corpo; essi sono considerati l'aspetto anteriore e quello posteriore di un unico chakra.
Il chakra n. 1 ed il chakra n. 7 non sono considerati come una coppia, in quanto costituiscono le estremità aperte della corrente energetica verticale e principale che scorre su e giù nella colonna vertebrale, cioè nella regione verso la quale sono rivolti tutti i vertici dei chakra.
Il vertice del chakra, laddove si connette con la corrente energetica principale, si chiama radice o cuore.

Il CHAKRA DI BASE (primo), in sanscrito, si chiama MULADHARA, che significa radice o supporto; il suo colore è rosso o nero e riguarda i bisogni fisici e la sopravvivenza umana.

Il CHAKRA SACRALE (secondo) è SVADHISTHANA, che significa dolcezza; il suo colore è arancione. E' posizionato vicino agli organi femminili della riproduzione ed è associato al nutrimento, alla recettività ed alle emozioni. E' il chakra della sessualità.

Il CHAKRA DEL PLESSO SOLARE (terzo) è MANIPURA, ossia gemma splendente; il suo colore è giallo come il sole. Il cambiamento ed i movimenti relativi a questo chakra implicano la trasformazione dell'IO in un essere dotato di potenza ed autodeterminazione, ma non ha niente a che vedere con l'aggressione o con il controllo degli altri. Lavorare su questo chakra serve per superare le differenze e raggiungere uno stato di interezza e di equilibrio.

Il CHAKRA DEL CUORE (quarto) è ANAHATA, che significa suono fatto senza che due cose si colpiscano; è di colore verde/rosa e permette la coesistenza di corpo e spirito, Presiede al perdono e alla comprensione, ad un amore incondizionato attraverso il quale accettiamo gli altri e, prima di tutto, noi stessi.

Il CHAKRA DELLA GOLA (quinto) è VISHUDDHA, cioè purificazione; il suo colore è blu ed è collegato all'espressione personale combinata alla responsabilità. E' il chakra della comunicazione.

Il CHAKRA DEL TERZO OCCHIO (sesto) è AJNA, che significa percepire, sapere, controllare; il suo colore è l'indaco ed è il chakra del terzo occhio. Esso ci dona la capacità di intuire cose di cui non vi è concreta evidenza.

Il CHAKRA DELLA CORONA (settimo) è SAHASRARA, ovvero moltiplicato per mille; il suo colore varia dal viola al bianco ed è il chakra dell'illuminazione, della realizzazione di sé, del compimento e dell'Essere Divino. E' modulato sul più elevato stato di coscienza.

Questi chakra hanno la funzione di collegarci con le energie vitali e di trasmetterli ai vari livelli dell'essere.
L'energia non ha solamente una azione vitalizzante, ma anche una funzione informativa. Ogni chakra è in grado di assorbire un certo tipo di frequenza energetica che corrisponde all'informazione necessaria per il buon funzionamento di quel chakra specifico. In proporzione alla maggiore e minore capacità di metabolizzare una certa qualità energetica i chakra risulteranno più o meno aperti.
Quando un chakra non è ben aperto, può causare carenze energetiche all'area corrispondente. Queste, col tempo, possono determinare problemi di ordine fisico, emotivo e psichico, oltre a squilibrare tutto il sistema dei chakra, i quali non possono essere considerati separati gli uni dagli altri.
I cinque chakra centrali, sono doppi e presentano un aspetto frontale (
centri emotivi collegati ai sentimenti) ed uno dorsale (centri della volontà). Il primo ed il settimo sono singoli: il primo (rivolto verso il basso) ed il settimo (rivolto verso l'alto), risultano monoversi ed adempiono alla funzione di collegarci alla terra (materia) ed al cielo (consapevolezza).

Ogni chakra è associato alla propria aura. L'energia metabolizzata dai chakra, infatti, entra con le proprie informazioni direttamente nelle aure e raggiunge livelli di coscienza e consapevolezza sempre più profondi, man mano che vengono interessate le aure più "spirituali".
Così le idee astratte, per concretizzarsi, devono scendere verso il basso e gli avvenimenti percepiti, attraverso i sensi, devono salire verso l'alto per essere compresi.
Pertanto un individuo che abbia i centri superiori aperti potrà avere delle ottime idee, ma se i centri più bassi non funzionano, non sarà in grado di realizzarle. E viceversa, un individuo con i centri inferiori molto attivi, potrà avere migliaia di esperienze, ma se queste non vengono filtrate dai centri superiori, non gli saranno di alcun aiuto in termini di comprensione.
É perciò importante che i chakra siano aperti ed attivi nella loro interezza, infatti, la loro perfetta funzionalità e correlazione è sinonimo di buona salute.
Ogni chakra ha un colore che è in relazione al colore dell'
aura corrispondente e che deriva dalle vibrazioni del chakra stesso.

(http://www.fiordiloto.org/public/chakra.htm)


Abbiamo appena fatto il salto nella tana del coniglio... Presto, molto presto, la esploreremo insieme. Capirete quali sono i collegamenti tra questi due post.

mercoledì 1 dicembre 2010

occupazioni & occupazioni

ricordo due anni fa...
ricordo 30 persone che dicevano di essere almeno 50 mentre occupavano una scuola di circa 1200 studenti...
ricordo 20 persone che dicevano di essere quasi 30 manifestare contro i 30 di prima che occupavano...
quale fosse la fazione che avevamo scelto non era importante, perchè ci credevamo.
abbiamo litigato tantissimo per una settimana sola di politica.
abbiamo sofferto come mai prima per una settimana di politica veramente sentita e vissuta.
abbiamo collaborato.
abbiamo fatto delle ronde notturne attorno alla scuola in bicicletta, anche in piena notte.
abbiamo cambiato opinione.
abbiamo trovato nuovi amici, nuovi compagni di lotta.
ci siamo odiati.
e poi ci siamo riappacificati.
eravamo pochi, ma ci credevamo.
nel bene e nel male.
da una parte come dall'altra.
certo, in mezzo c'erano gli ignavi; ma quelli ci sono sempre.

oggi, una nuova riforma.
la partecipazione "fisica" è maggiore.
quella morale no.
è anzi molto minore.
i figli della facebook generation si scambiano informazioni molto più velocemente di quanto poteva esserlo già due anni fa.
sanno tutto subito.
e però non sanno nulla.
di vero non sanno nulla.
combattono e non sanno davvero perchè.

alcuni di noi si sono fatti manovrare.
sono stati, al tempo, marionette in mani ignote, in un teatro troppo grande.
loro no.
o, almeno, loro meno.
ma sanno anche meno.
sono più stupidi, e basta.
sì, forse sono più stupidi di noi.
decisamente, sono più stupidi.
... o solo decisamente ingenui...

venerdì 26 novembre 2010

Canzoni che mi uccidono - 6 - Angel's Wings

D'improvviso attacca a piovere. Tutto insieme, tutto d'un colpo, tutto subito. Tutto forte. tutto così forte, e tutto nero.
Sto scendendo dall'autobus e so che niente potrà mai tornare come prima.
Una fitta scarica d'acqua mi investe appena supero lo spazio protetto dal tettuccio della fermata del bus. I capelli sono, coerentemente con la mia anima, zuppi. scompigliati. Ribaltati.
Certe cose non se ne vanno mai. Certe cose non se ne andranno mai. E' così, per tutte le maledizioni. Perchè io sono un maledetto. Senza colpe, d'accordo, ma pur sempre un maledetto. E non venitemi a raccontare che il mio è un dono, perchè allora o voi siete degli sciocchi o degli ipocriti, e nel secondo caso sapete benissimo quanto ci stiamo prendendo in giro.
Sono un sensitivo, ma il mio nome non ha importanza.
Ditemi, quanti di voi hanno pensato, almeno una volta nella vita, "Ah... se avessi saputo!..."
.. Cosa? Se aveste saputo prima ciò che stava per accadere, cosa avreste fatto? Cosa avrestepotuto fare? Avreste cambiato tutto, dite? ... Ne siete proprio certi? Poveri illusi. Le cose accadono perchè devono accadere; non c'è nulla che avreste potuto cambiare.
Perchè mai parlo così, vi chiederete: perchè sono cinque anni che vedo le cose prima che si manifestino. Un veggente, se vi piace la parola.
Ma da quando ho queste capacità non mi è mai successo nulla di buono. Nè ho mai "visto in anticipo" nulla di buono.
Il mio dono (qualche folle lo chiama così) s manifesta quasi esclusivamente se sono sotto forte stress, e quasi solo per questioni che mi stanno a cuore.
Ma credete mi sia mai servito a qualcosa conoscere prima i dispiaceri che avrei provato? non serve a nulla, fa solo soffrire due volte. E nulla può cambiare, nessun rapporto può capovolgersi. Non che non ci abbia mai provato.
Non credo nel destino, perchè non mi piace crederci; non mi piace pensare di non avere nemmeno la libertà delle mie scelte. E però il destino esiste. O, quantomeno, esiste un inizio e una fine, gli estremi di un'immensa sceneggiatura: cosa ci succede in mezzo alle due scene-limite è affidato alla libertà personale; ma il gran finale è stato già deciso.



Cammino per strade di cui conosco ogni crepa, ogni angolo, ogni maleodorante escremento di cane lasciato a squagliare sul marciapiede. L'acqua è entrata nelle vecchie scarpe bucate che non riesco a tradire, ha appiccicato quasi totalmente i jeans alle gambe, ha reso il cappuccio che non mi sono messo in testa una cisterna quasi traboccante. So di essere diventato molto più forte con il tempo, anche se non lo desideravo; so capire con maggiore chiarezza tutti i segni che vedo anticipatamente, so quando non sono coincidenze: le coincidenze, come afferma uno scrittore spagnolo, sono solo le cicatrici del destino.
Sono un uomo che forse non avrei voluto essere. Ho allontanato da me l'amore per amore: ho fatto fuggire via da me l'essere che abbia amato di più per evitarle di stare male, ma mi accorgo di non essere nemmeno il duro che credevo. So cosa il destino abbia in serbo per me.
Passo di fronte a una chiesa. Fuori, una statua della madonna piange pioggia. Senza guardarmi. Le ali degli angeli non mi porteranno a casa.

venerdì 19 novembre 2010

parto

Lù,
avevi ragione tu...
Riguardo al fatto della mia esperienza scozzese, intendo:
ho ricominciato a sapere le cose prima che accadano:
la precisione con cui prevedo gli eventi è, come lo era già 5 anni fa,
impressionante.
La novità sta nella maggiore possibilità che ho ora di capire:
riesco a distinguere abbastanza regolarmente cosa è un semplice sogno da ciò che non lo è.

Avevi ragione tu.
Certi legami non si possono spezzare; non si spezzano mai.





Domenica parto.
Se il tempo non è buono sarò a Roma venerdì,
altrimenti per tutta la settimana resterò difficilmente contattabile.

Vado a incontrare, tra le altre cose, la persona che mi regalò quel libro.
... Quel libro di cui ti ho parlato, ricordi...?
E' da diverse settimane che ci penso:
credo abbia un'energia notevole, anche se non me lo ha mai detto.

Purtroppo, come ben sai, io non sono in grado di percepirla,
ma ho i miei buoni motivi per credere di avere ragione.

E' stata mia madre a propormi di andare a trovarlo,
ma non credo le sia passato per la testa tutto ciò che sto pensando io.
... particolari coincidenze...

Credo proprio che Carlos Ruiz Zafon abbia ragione
quando afferma che le coincidenze sono
le cicatrici del Destino...

martedì 16 novembre 2010


CALCIOMERCATO ROMA – Sembrava una di quelle notizie che lasciano il tempo che trovano ma invece sembra tutto vero: il Milan è intenzionato a chiedere alla Roma di far ritornare Marco Borriello in rossonero. Notizia uscita da ambienti milanesi vicini alla dirigenza rossonera. Clamoroso! Borriello potrebbe al Milan ma la Roma è d’accordo? Sicuramente no! La Roma con Borriello ha quel giocatore che tutti vorrebbero avere, la punta che ha già fatto tanti goal con i giallorossi e che ha tanta voglia di giocare. Il Milan nelle prossime ore chiamerà la Roma se già non lo ha fatto. La Roma tenterà tutto per tenere Borriello e potrebbe offrire per “aiutare” il Milan il brasiliano Adriano che fra non molto tornerà a disposizione. La Roma non vuole perdere Borriello, a fine stagione la Roma ha l’obbligo di versare la somma stabilita e quindi non ha alcuna intenzione di restituire al Milan, Marco Borriello. Una clamorosa indiscrezione che ha già fatto il giro del web, la voce di un incredibile ritorno di Borriello al Milan ha fatto scattare le attenzioni di tutti i media. L’agente della punta ha confermato l’interesse del Milan ma la Roma farà di tutto per trattenere il super bomber.

Gianfilippo Bonanno www.calcioa.it

GALLIANI

ATTENTO A CIO' CHE FAI

RISCHI SERIAMENTE

CHE QUELLA TESTA DE CAZZO CHE TE RITROVI

TE LA TAJAMO!


domenica 14 novembre 2010

IO & BRUCE: I'm on fire

Premessa: Forse, più che I'm on fire, la canzone di Springsteen più adatta a descrivere l'argomento sarebbe stata The promise. Ma l'idea nasce con I'm on fire, quindi sia I'm on fire...


Edipo

Gli psichiatri affermano, supportati dalle tesi sul complesso di Edipo, che il primo uomo che ogni donna ami nella sua vita sia riconducibile alla figura paterna, quando non vi corrisponde perfettamente.
Quindi sentirsi dire da una donna cose della serie "Assomigli un sacco al mio papà" non deve essere visto come motivo d'offesa (della serie "quanto sei vecchio..."), ma per ciò che vuole veramente dire il più spontaneo dei complimenti dettati dall'inconscio.
Questo stesso sentimento, a essere sinceri, non so con certezza se si sviluppi o meno anche nell'esemplare maschio nei confronti della madre. Poco ci importa, in fondo, perchè noi uomini, per quanto riguarda le donne, lo sappiamo. E questo, senza dubbio, ci aiuta in qualche modo a comprenderle.
Perciò quando Springsteen canta "Ehi little girl is your daddy home" mi posso sentire autorizzato a tradurre "Ehi bambina c'è il tuo uomo in casa".
Certi testi hanno tutto il diritto, quando devono essere tradotti, di essere (anche) "interpretati". Cosa che, alle volte, può fare comodo.

Promettere

I'm on fire. Sono in fiamme, sono nel fuoco.
Due, anzi tre, sono i giuramenti cosiddetti solenni e inviolabili: Il primo è quello "con lo sputo", molto usato sotto i tredici anni (e con pochissimo senso, se si vede con gli occhi dell'adulto); il secondo si fa con il fuoco (un'ustione suggella il patto); il terzo è la "promessa sul (proprio) sangue", che ha molto a che fare con la religione o (più spesso) con le sette.
Ero in Scozia, sull'isola di Skye (detta anche "isola delle nuvole"). Vi ero giunto come con un mattone che non sapeva ancora se piantarsi nel cuore o scendere giù nello stomaco. Sapevo che se stavo arrivando ai confini con il circolo polare artico doveva esserci un motivo: avevo una colpa da pagare, o almeno così credevo...
Beh, l'isola delle nuvole è stata consigliera in proposito. Poco dopo avere posato il culo su uno dei promontori che guardano il mare del Nord avevo capito cosa dovevo fare.
Il destino, l'ho già detto, esiste, ed è rapportabile a una partita di poker: cosa farai con le carte che vedi puoi deciderlo solo tu; ma quali carte avrai in mano non dipende da te.
Ecco, sta tutto qui il destino: sono le carte che peschi. Puoi giocarle al meglio, ma se non lo fai a ogni mossa sbagliata ne deve seguire almeno una giusta. Sennò sei fuori. E le chiacchiere stanno a zero.
Questo mi ha fatto capire l'isola di Skye: in passato ho avuto una mano fantastica, forse la migliore della mia vita. L'ho giocata male. Non nel modo peggiore, ma comunque male. Dovevo rimediare. Fare in modo che non avrei mai più giocato quelle carte. Non così. Dovevo giurarlo. Sul mio sangue.

Nobiltà

La nobiltà non è un fatto di sangue; è determinata dalle nostre azioni. Così chi rinuncia a quanto ha di più caro per il bene di altri, questi è nobile.
Dio mi ha fatto un dono: se lo avessi usato con coscienza sarebbe stato un ottimo talento da impiegare; ma non è andata così. Ho abusato del mio dono. E così facendo ho rischiato che potesse recare danni alle persone che amo. La parabola dei talenti ci insegna che il Signore si aspetta il massimo da ognuno di noi: restituire "solo" quanto ci era stato affidato è punito nel peggiore dei modi. "Mai sotterrare un talento, dunque!" sembra essere la morale.
E se il talento non fosse stato restituito affatto, cosa ne sarebbe stato del servo? Se questi avesse sì impiegato il suo talento, ma in modo sbagliato, e tanto da perderlo, cosa ne sarebbe stato di lui? Forse è meglio sotterrare che perdere completamente. Forse no. E forse sì. Almeno c'è la possibilità di dissotterrare ciò che era stato nascosto in precedenza. Non mi è dato saperlo e non lo so. So invece che le mie scelte non hanno minimamente tenuto conto di Dio, quanto delle sole persone che amo e della loro sicurezza. Bastavano e basterebbero ancora mille volte a farmi giurare sul sangue di rinunciare a quanto avevo e ho tuttora di più singolare. A farmi tentare per minuti troppo eterni un'incisione con un coltello senza lama. A farmi scegliere un ago da cucito come mezzo per ferirmi. A farmi sentire nobile. E' l'amore a farmi nobile, non Dio. Non Dio da solo, almeno.

Feudalesimo

Porgi l'altra guancia, ci insegnano i testi sacri. Non è un suggerimento dettato solo dalle beatitudini celesti o dal gran comandamento al perdono, quanto da un'usanza medievale.
I nobili non consideravano i plebei loro pari. Questo disprezzo di casta era tanto forte da indurli a colpire gli uomini "subalterni" con il dorso della mano: non con il "dritto" quindi, ma con il "rovescio". In questi termini porgere l'altra guancia diventava un atto di sfida: il servo della gleba obbligava così il suo padrone a colpirlo con il dritto anzichè con il rovescio. Accusando il colpo l'uomo semplice aveva obbligato il signore ad "abbassarsi" al suo stesso livello. Perdendo vinceva. E un atto di apparente umiltà e sottomissione si trasformava in mossa vincente, almeno sotto il profilo ideologico.
.. Quante battaglie potremmo vincere solo chinando APPARENTEMENTE il capo! e sto pensando, senza voli pindarici, alla vita di tutti i giorni. Con ciò non voglio dire che questo sia l'unico atteggiamento gusto da adottare, sia ben chiaro!
Proprio il giorno che apprendevo questo costume risalente al medioevo, un mio amico mi manifestava apprezzamento per il mio modo di fare diametralmente opposto. "Mi ha colpito" diceva "il fatto che rispondi sempre ai tuoi Tiranni.. Non chini mai il capo, non porgi mai l'altra guancia, anche se sai che resistere è inutile.. che non cambierai niente... Ci vuole coraggio".
O stupidità. O tutti e due.

Vivere

Più o meno so cosa sarà della mia vita. Ho visto e capito la mia strada attorno alle 12:30 di un 10 luglio molto caldo, mentre ero di fronte a me stesso e a un vodka liscio senza ghiaccio.
Diventerò professore. Non so quando, ma questo è il mio destino, il mio karma, il motivo per cui esisto, e succederà nel momento in cui dovrà arrivare, come i fiori quando sbocciano: tempo al tempo. Ho le idee chiare, ma ciò non mi impedisce di continuare a sognare. Ho tre sogni: tutti e tre diversissimi, ognuno completamente scollegato dagli altri, ognuno irrealizzabile o quasi... non per niente si chiamano "sogni"... ma non credo che vi interessino. Forse non interessano davvero nemmeno a me. Perchè tutti e tre insieme non valgono nemmeno lontanamente quella magia per cui, si dice, vale la pena vivere.
Quella magia per cui sono in fiamme.


giovedì 21 ottobre 2010

Poesie sparse...18 - Roses in the rain -

Dalla finestra spargi nella pioggia
i pezzi del tuo cuore come rose:
Tu sei sconfitta; proprio come me.
Noi due ci ha rifiutati anche l'amore
- pupazzi nelle mani di qualcosa
più grande e di cui non sappiamo il nome.


N.B.: questo è un piccolo assaggio della solita "raccoltina-per-gli-amici-che-non-la-chiedono" che preparo ciclicamente. Questa si chiama, appunto, "Roses in the rain": un piccolo omaggio all'immenso Bruce Springsteen.
Conclusasi in data Dicembre 2013, come risulta chiaramente qui.

giovedì 14 ottobre 2010

Il Medium

Per medium si intende, secondo le parole di Allan Kardec, qualunque persona che risenta, a qualsiasi grado, l'influenza degli spiriti.
Ora, l'odierna cultura relativista ci ha abituati a collegare la parola medium con la definizione "cialtrone, imbroglione", o quantomeno ad attribuire il termine semplicemente a "chi parla con i morti".
Non è così. La medianità è una facoltà inerente all'uomo, in qualche modo ne risentiamo tutti quanti. Non è assolutamente un privilegio esclusivo, e anzi è molto più difficile trovare persone in cui non ce ne sia nemmeno una traccia piuttosto di altre in cui, invece, la medianità è maggiormente sviluppata.
In qualche modo, quindi, potremmo dire che tutti sono medium. E però non è nemmeno
così, perchè questa "qualificazione" è attribuita perlopiù a chi ha una maggiore facoltà medianica che si traduce in effetti di certa intensità. E invece corretto dire che siamo tutti più o meno "sensitivi".
Diamo ancora alcune premesse: i medium non sono tutti uguali (anzi!): solitamente hanno un'attitudine speciale per questo o quell'altro tipo di fenomeno; piuttosto è raro trovare medium con tante e diverse capacità particolari.
E vi sorgerà una domanda legittima: ma di che cavolo stiamo parlando??!

Pongo, innanzitutto, un paio di punti fermi: ciò che scrivo è, in parte, tratto (non letterarmente) dal Libro dei Medium di Allan Kardec, il padre dello spiritismo, il primo che lo ha trattato con pubblicazioni disponibili a tutti. Il resto è tratto da fatti di cronaca, vicende note e, infine, da storie familiari e personali.

Detto questo possiamo andare, lentamente, avanti:

I medium sono dividibili in due grandi categorie:

1) Medium a effetti fisici (sono particolarmente atti a produrre fenomeni materiali, come i movimenti dei corpi inerti, i rumori, eccetera.)

2) Medium a effetti psichici (quelli che sono più propriamente atti a ricevere ed a trasmettere le comunicazioni
intelligenti)

Sopratutto per quanto riguarda la prima categoria, è ovvio che gli effetti fisici potrebbero essere spiegati benissimo anche con la sola azione di una corrente magnetica o elettrica, o con quella di un fluido. L'argomento è interessante e contrasta con la spiegazione medianica meno di quanto possa sembrare, ma ne parleremo in seguito. Oggi ci interessa molto di più la seconda categoria, divisa in tantissime sottocategorie, tante quante sono i fenomeni documentati e accertati:

Diciamo dunque che più o meno tutti i medium possono definirsi "impressionabili".
Si designano così le persone suscettibili di sentire la presenza degli spiriti per mezzo d’una vaga impressione, una sorta di fruscio in tutto il corpo, di cui esse non possono rendersi conto. Questa varietà non ha un carattere ben definito; tutti i medium sono necessariamente impressionabili; l’impressionabilità viene così dichiarata una qualità generale, piuttosto che speciale; è la facoltà rudimentale indispensabile allo sviluppo di tutte le altre. Essa differisce dall’impressionabilità puramente fisica e nervosa, con la quale non si deve confondere, poiché vi sono persone che non hanno i nervi delicati e che risentono più o meno l’effetto della
presenza degli spiriti, nello stesso modo che altre irritabilissime non la risentono affatto.

Questa facoltà si sviluppa con l’abitudine, e può acquistare una tale delicatezza che colui il quale ne è dotato riconosce, dall’impressione che ne risente, non solamente la natura buona o cattiva dello spirito che gli sta vicino, ma perfino la sua individualità, come il cieco riconosce, quasi per intuito, l’avvicinarsi di questa o quella persona: egli diventa, riguardo agli spiriti, una vera sensitiva. Un buono spirito fa sempre un’impressione dolce e gradevole; quella di un cattivo spirito, al contrario, è penosa, ansiosa e sgradevole; ne traspira come un alito di impurità.


Passiamo ora alla classificazione di medium più "usuali":


Medium auditivi


Essi sentono la voce degli spiriti: è qualche volta una voce intima che si fa sentire all’interno dell’orecchio; altre volte è una voce esteriore, chiara e distinta, come quella d’una persona vivente. I medium auditivi possono così entrare in conversazione con gli spiriti. Allorché essi sono assuefatti a comunicare con alcuni spiriti, li riconoscono immediatamente dal timbro della voce. Allorché non si possieda questa facoltà, si può egualmente

comunicare con uno spirito per mezzo di un medium auditivo, che funge da interprete. Questa facoltà è gradevolissima quando il medium ha a che fare con buoni spiriti, o soltanto con quelli che egli chiama; ma la cosa cambia aspetto quando un cattivo spirito si accanisce contro di lui e gli fa sentire ogni momento le cose più sgradevoli, e qualche volta le più sconvenienti.



Nella serie tv Lost

Hurley è un medium veggente; Miles è invece un particolarissimo tipo di auditivo




Medium parlanti


I medium auditivi, che trasmettono soltanto quello che sentono, non sono, propriamente parlando, medium parlanti; questi ultimi, invece, il più delle volte non sentono nulla. Con questi lo spirito agisce sugli organi della parola, come agisce sopra la mano dei medium scriventi. Lo spirito che vuole comunicare si serve dell’organo che trova maggiormente idoneo nel medium; da uno prenderà in uso la mano, da un altro la parola, da un terzo l’udito. Il medium parlante si esprime generalmente senza avere la coscienza di ciò che dice, e spesso dice cose completamente estranee alle sue idee abituali, alle sue cognizioni, e persino lontane dalla portata della sua intelligenza. Quantunque il medium sia perfettamente sveglio e in uno stato normale, esso ra

ramente conserva il ricordo di ciò che ha detto; in altri termini, la parola è per il medium uno strumento di cui si serve lo spirito e con il quale una persona estranea può entrare in comunicazione, nella stessa maniera in cui può farlo attraverso il medium auditivo.

La passività del medium parlante non è sempre completa; ve ne sono di quelli che hanno l’intuizione di ciò che dicono nel momento stesso in cui pronunziano le parole. Ritorneremo su questa varietà quando tratteremo dei medium intuitivi.


Medium veggenti


I medium veggenti sono dotati della facoltà di vedere gli spiriti. Vi sono di quelli che godono di questa facoltà nello stato normale, allorché sono perfettamente svegli e ne conservano un esatto ricordo; altri non lo hanno se non nello stato di sonnambulismo o vicino al sonnambulismo.

Questa facoltà è raramente permanente: essa è quasi sempre l’effetto di una crisi momentanea e passeggera. Si possono collocare nella categoria dei medium veggenti tutti gli individui dotati della seconda vista. La possibilità di vedere gli spiriti in sogno nasce senza dubbio da una specie di medianità veggente. Il medium veggente crede di vedere con gli occhi, come coloro i quali sono dotati della seconda vista; ma in realtà è l’anima che vede, ed è questa la ragione per cui essi vedono tanto con gli occhi chiusi quanto con gli occhi aperti. Conviene distinguere le apparizioni accidentali e spontanee dalla facoltà propriamente detta di vedere gli spiriti. Le prime sono frequenti, soprattutto al momento della morte delle persone amate e conosciute, le quali vengono ad avvertire che non sono più di questo mondo. Vi sono numerosi esempi di simili fatti avvenuti, senza parlare delle visioni durante il sonno. Altre volte, sono parenti ed amici che, sebbene morti da un tempo più o meno lungo, appaiono, sia per avvertire di un pericolo, sia per dare un consiglio, sia per chiedere che si faccia qualcosa per lui. Il servizio che può reclamare uno spirito consiste generalmente nel compimento d’una cosa che egli non poté fare quando era vivo, o nel domandare il soccorso delle preghiere. Queste apparizioni sono fatti isolati, che hanno sempre un carattere individuale e personale, e non costituiscono una facoltà propriamente detta. La facoltà consiste nella possibilità, se non permanente, almeno frequentissima, di vedere qualsiasi spirito, anche quello che ci è più estraneo. Questa è la vera facoltà che caratterizza, propriamente parlando, i medium veggenti.

Fra i medium veggenti ve ne sono di quelli che vedono soltanto gli spiriti evocati, dei quali possono fare la descrizione con una minuziosa esattezza; essi descrivono i loro gesti nei più piccoli particolari, come pure l’espressione della loro fisionomia, le loro fattezze, le vesti, e persino i sentimenti da cui sembrano animati. Ve ne sono altri presso i quali questa facoltà è ancora più generale; essi vedono tutta la popolazione spiritica circostante andare, venire, e si potrebbe dire, attendere ai suoi affari.

La facoltà di vedere gli spiriti può senza dubbio svilupparsi, ma è per l’appunto una di quelle di cui conviene aspettare lo sviluppo naturale senza provocarlo, se non si vuole rischiare di diventare vittime della propria immaginazione. Quando esiste il germe d’una facoltà, essa si manifesta da se stessa. In principio conviene accontentarsi di quelle che Dio ci ha accordato, senza ricercare l’impossibile; allora, infatti, volendo avere troppo, si corre rischio di perdere quello che si ha.

Quando abbiamo detto che i fatti d’apparizione spontanea sono frequenti non abbiamo con ciò voluto dire che sono comunissimi. Quanto ai medium veggenti, propriamente detti, essi sono ancora più rari, e conviene diffidare assai di quelli che pretendono di godere di questa facoltà; è cosa prudente il non prestar loro fede se non dietro prove positive. Certe persone possono, senza dubbio, ingannarsi in buona fede, ma altre possono pure simulare questa facoltà per amor proprio o per interesse. In questo caso, conviene particolarmente tener conto del carattere, della moralità e della sincerità abituale; ma è soprattutto nelle minute particolarità che si può trovare il giudizio più certo, poiché ve ne sono di quelle che non possono lasciare alcun dubbio, come, ad esempio, il ritratto degli spiriti che il medium non ha mai conosciuti, fatto con esattezza. Il fatto seguente appartiene a questa categoria.

Una signora vedova, il cui marito c

omunicava con lei frequentemente, si trovava un giorno con un medium veggente che non conosceva né lei né la sua famiglia. Il medium le disse: “Vedo presso di voi uno spirito”. “Ah!” disse subito la signora, “è senza dubbio mio marito, il quale non mi abbandona quasi mai”. “No”, rispose il medium, “è una donna d’una certa età, la quale ha il capo coperto in maniera singolare; ha una fascia bianca sulla fronte”.

Per questa particolarità e per altri dettagli descrittivi, la signora riconobbe in maniera certa la sua nonna, notando che essa non pensava affatto a lei in quel momento. Se il medium avesse voluto simulare la facoltà, gli sarebbe stato facile andare dietro al pensiero della signora, mentre, invece del marito, di cui ella era preoccupata, egli vede una donna con un’acconciatura speciale sul capo, per lui del tutto incomprensibile. Questo fatto prova un’altra cosa, cioè che la vista nel medium non è il riflesso di alcun pensiero estraneo.


Medium sonnambuli


Il sonnambulismo può essere considerato come una varietà della facoltà medianica, o per meglio dire, i due ordini di fenomeni si trovano spesso riuniti.

Il sonnambulo agisce sotto l’influenza del proprio spirito. E’ la sua anima che, nei momenti di emancipazione, vede, intende e percepisce all’infuori dei limite dei sensi; ciò che esprime, egli lo attinge in se stesso; le sue idee sono in generale più giuste che non nello stato normale; le sue cognizioni più estese, poiché la sua anima è libera; in una parola, egli vive in anticipo della vita degli spiriti. Il medium, al contrario, è lo strumento d’una intelligenza estranea; egli è passivo, e ciò che dice non viene da lui. Riassumendo, il sonnambulo esprime il proprio pensiero ed il medium quello d’un altro. Ma lo spirito che comunica con un medium ordinario, può, nella stessa maniera, comunicare con un sonnambulo; spesso, anche lo stato d’emancipazione dell’anima, durante il sonnambulismo, rende questa comunicazione più facile. Molti sonnambuli vedono perfettamente gli spiriti, e li descrivono con altrettanta precisione che i medium veggenti; essi possono intrattenersi con loro e trasmetterci il loro pensiero; ciò che dicono al di fuori delle loro personali conoscenze, viene loro spesso suggerito da altri spiriti. Ecco un esempio notevole dove la doppia azione dello spirito del sonnambulo e dello spirito estraneo si rivela nella maniera meno equivoca.

La lucidità sonnambolica è una facoltà relativa all’organismo, e del tutto indipendente dall’elevazione, dall’avanzamento, ed anche dallo stato morale del soggetto. Un sonnambulo può dunque essere lucidissimo, ed essere incapace di rispondere a certe domande, se il suo spirito è poco avanzato. Colui che parla, di per se stesso può dunque dire cose buone o cattive, giuste o sbagliate, mettere più o meno delicatezza e scrupolo nei suoi procedimenti, secondo il grado di elevazione o d’inferiorità del proprio spirito; è allora che l’assistenza d’uno spirito straniero può supplire alla sua insufficienza. Ma un sonnambulo può essere assistito da uno spirito bugiardo, leggiero, od anche cattivo, quanto potrebbe esserlo un medium; in queste circostanze, soprattutto le qualità morali hanno una grande influenza per attirare i buoni spiriti


Medium guaritori


Non parleremo, se non a titolo di

memoria, di questa varietà di medium, poiché questo argomento esigerebbe uno sviluppo troppo esteso.

Noi diremo solamente che questo genere di medianità consiste principalmente nel dono che certe persone posseggono di guarire con il semplice tatto, con lo sguardo, con un solo gesto, senza l’ausilio di alcun medicamento. Si dirà senza dubbio che ciò è puro magnetismo. E’ evidente che il fluido magnetico ha una grande azione; ma, quando si esamina con cura questo fenomeno, si riconosce senza fatica che vi è qualcosa di più. La magnetizzazione ordinaria è una vera cura, continua, regolare, metodica; nel primo caso, invece, le cose vanno ben altrimenti. Tutti i magnetizzatori sono più o meno atti a guarire, se sanno convenientemente operare, mentre presso i medium guaritori la facoltà è spontanea; anzi ve ne sono alcuni che la posseggono senza aver mai inteso parlare di magnetismo. L’intervento di una potenza occulta, che costituisce la medianità, diventa evidente in certe circostanze; essa lo è soprattutto quando si considera che la maggior parte degli individui, i quali si possono con ragione qualificare come medium guaritori, fanno ricorso alla preghiera, che è una vera evocazione.


Tuttavia torneremo su questo argomento prossimamente.


Medium pneumatografi


Si dà questo nome ai medium atti ad ottenere la scrittura diretta, il che non è dato a tutti i medium scriventi. Questa facoltà è finora abbastanza rara; essa si sviluppa probabilmente con l’esercizio; ma, come abbiamo detto, la sua utilità pratica si limita ad una constatazione evidente dell’intervento di una potenza occulta nelle manifestazioni. Solo l’esperienza può far conoscere se si possiede. Si può dunque tentare, e d’altra parte si può domandarlo ad uno spirito protettore con gli altri mezzi di comunicazione. Secondo la maggiore o minore potenza del medium, si ottengono semplici tratti, segni, lettere, parole, frasi, ed anche pagine intere. Basta, ordinariamente, depositare un foglio di carta piegato in un luogo qualunque, o in un sito designato dallo spirito, durante dieci minuti o un quarto d’ora, qualche volta di più. La preghiera ed il raccoglimento sono condizioni essenziali; è per questo che si può ritenere impossibile ottenere qualcosa in una riunione di persone poco serie, o che non siano animate da sentimenti simpatici e benevoli.


E così arriviamo alla categoria che ci interessa di più: quella dei medium scriventi.


MEDIUM SCRIVENTI O PSICOGRAFI


Medium meccanici Medium intuitivi Medium semi meccanici Medium ispirati o involontari Medium da presentimenti.



Di tutti i mezzi di comunicazione, la scrittura manuale è il più semplice, il più comodo e soprattutto il più completo.

Tutti gli sforzi devono tendere verso questo mezzo, poiché esso permette di stabilire con gli spiriti relazioni altrettanto continuate e regolari quanto lo sono quelle che esistono tra di noi. Conviene attenervisi, tanto più perché è il mezzo con il quale gli spiriti rivelano meglio la loro natura ed il grado della loro perfezione o della loro inferiorità.

Per la facilità che hanno di esprimersi con questo mezzo, essi ci fanno conoscere i loro pensieri intimi e ci mettono così in grado di giudicarli e di apprezzarli secondo il loro valore. La facoltà di scrivere, per un medium, è inoltre quella che è più suscettibile di svilupparsi con l’esercizio.


Medium meccanici


Lo spirito può dunque esprimere direttamente il suo pensiero, sia con il movimento di un oggetto, di cui la mano del medium è soltanto il punto d’appoggio, sia con la sua azione sulla mano stessa.

Allorché lo spirito agisce direttamente sulla mano, egli le dà un impulso completamente indipendente dalla

volontà. Essa si muove senza interruzione e malgrado la volontà del medium, finché lo spirito ha da dire qualche cosa, e si arresta quando ha terminato.

Ciò che caratterizza il fenomeno in questa circostanza, è che il medium non ha la minima coscienza di ciò che scrive, l’incoscienza assoluta, in questo caso, costituisce il carattere di quelli che si chiamano medium passivi o meccanici.

Questa facoltà è preziosa in quanto non può lasciare alcun dubbio sull’indipendenza dello scritto dal pensiero di colui che scrive.


Questa immagine è stata chiaramente ritoccata, ma non nel senso che crederebbero gli scettici: ho semplicemente "cancellato" due scarabocchi precedenti al contatto con lo spirito in questione, onde non confondervi. Nei due ovali evidenziati in rosso vi è il testo scritto dallo spirito tramite la mano del medium. La grafia somiglia a quella di un bambino (non è, chiaramente, la stessa che avrebbe il medium normalmente) perchè il controllo della mano non era esercitato dal cervello del medium. La mano si muoveva secondo la volontà dello spirito intervenuto. L'ovale in basso rinchiude il nome dello spirito con cui il medium ha parlato; l'ovale più grande presenta il testo principale della conversazione. In questo secondo caso il medium ha preferito usare la matita, quindi il calco è meno chiaro e il testo scannerizzato risulta meno comprensibile. Entrambi sono comunque frutto della scrittura meccanica.




Medium intuitivi


La trasmissione del pensiero ha pure luogo per mezzo dello spirito del medium, o meglio della sua anima, poiché noi designiamo sotto questo nome lo spirito incarnato. Lo spirito estraneo, in questo caso, non agisce sulla mano per farla scrivere; egli non la tiene e non la guida; agisce, invece, sopra l’anima con la quale egli si identifica. L’anima, sotto questo impulso, dirige la mano, e la mano dirige il lapis. Osserviamo qui intanto una cosa importante, e cioè che lo spirito estraneo non si sostituisce affatto all’anima, poiché non potrebbe smuoverla, ma egli la domina a sua insaputa e le imprime la sua volontà. In questa circostanza, la parte dell’anima non è assolutamente passiva: essa riceve il pensiero dello spirito estraneo e lo trasmette.

In questa situazione, il medium ha la coscienza di ciò che scrive, quantunque non esprima il suo proprio pensiero; è ciò che si chiama medium intuitivo.

Se le cose stanno in questi termini, dirà qualcuno, niente ci prova che sia piuttosto uno spirito estraneo che scrive, e non quello del medium. La distinzione è infatti qualche volta difficile a farsi, ma può succedere che ciò importi poco.

Tuttavia, si può riconoscere il pensiero suggerito, in quanto esso non è mai preconcetto, ma nasce a mano a mano che si scrive, ed è spesso contrario all’idea preventiva che ci eravamo formati; può, inoltre, essere superiore alle cognizioni ed alle capacità del medium.

La parte del medium meccanico è quella di una macchina; il medium intuitivo agisce come farebbe un interprete. Quest’ultimo, infatti, per trasmettere il pensiero deve capirlo, e in certo modo appropriarsene per tradurlo fedelmente, e tuttavia questo pensiero non è il suo; esso si limita ad attraversargli il cervello. Tale è esattamente la parte del medium intuitivo.


Medium semi meccanici


Nei medium puramente meccanici il movimento della mano è indipendente dalla volontà; nel medium intuitivo il movimento è volontario e facoltativo. Il medium semi meccanico partecipa dell’uno e dell’altro; egli sente l’impulso dato alla mano suo malgrado, ma nello stesso tempo ha la coscienza di ciò che scrive a mano a mano che si formano le parole. Nel primo, il pensiero segue l’atto della scrittura; nel secondo, lo precede; nel terzo, lo accompagna. Questi ultimi medium sono i più numerosi.


Medium ispirati


Chiunque, sia nello stato normale, sia nello stato d’estasi, riceva, per mezzo del pensiero, comunicazioni estranee alle sue idee, può essere collocato nella categoria dei medium ispirati. Come si può comprendere, questa è una varietà della medianità intuitiva, con questa differenza, che l’intervento d’una potenza occulta vi è molto meno sensibile, poiché nell’ispirato diventa ancora più difficile il distinguere il pensiero proprio da quello che è suggerito. Quello che caratterizza quest’ultimo è soprattutto la spontaneità. L’ispirazione ci viene dagli spiriti che su di noi influiscono in bene o in male, ma è piuttosto il fatto di quelli che ci vogliono bene, e dei quali abbiamo troppo spesso il torto di non seguire i consigli. Essa si applica a tutte le circostanze della vita nelle risoluzioni che dobbiamo prendere. Sotto questo aspetto, si può dire che tutti sono medium, poiché non vi è individuo che sia privo dei suoi spiriti protettori e familiari, i quali fanno tutti i loro sforzi per suggerire buoni e utili pensieri ai loro protetti.

La prova che l’idea che arriva è proprio estranea a noi, è che, se fosse stata nel nostro cervello, ne saremmo sempre stati padroni, e che non vi sarebbe ragione per cui essa non dovesse manifestarsi a volontà. Colui che non è cieco, non ha che da aprire gli occhi per vedere, quando ne ha voglia; allo stesso modo, colui che ha idee proprie, le ha sempre a sua disposizione; se poi esse non gli vengono quando vorrebbe averle, è perché è obbligato ad attingerle in altra parte, che non è il suo cervello.

Si possono includere in questa categoria anche le persone che, senza essere dotate di una intelligenza straordinaria, e senza uscire dallo stato normale, hanno lampi di una lucidezza intellettuale che dà loro momentaneamente una facilità non comune di concezione e di elocuzione, e in certi casi il presentimento delle cose future.




Ora... è necessario chiarire un punto. Gli spiriti molto spesso si manifestano di propria volontà, e la cosiddetta evocazione serve solo se si vuole chiamare uno spirito specifico.

Non spiegheremo in cosa consista esattamente l'invocazione perchè questa, se usata con ignoranza, reca quasi esclusivamente danni.

Allan Kardec, le cui parole ho, fino a qui, quasi fedelmente trascritto, era convinto che l'evocazione fosse il mezzo di comunicazione più sicuro, poichè tra il medium e lo spirito evocato si instaura una specie di legame e diventa così più facile anche il riconoscimento.




Posso assicurarvi che si tratta di una grandissima cazzata.

Eseguire un'evocazione significa "spalancare" la propria anima: significa sentirsi COMPLETAMENTE indifeso e nudo. L'evocazione diventa ESTREMAMENTE PERICOLOSA dal momento che l'anima, essendo stata "aperta" di propria volontà, diventa bersaglio facile per chi non vorremmo... E sto parlando dei principii di quella che potrebbe diventare, nei peggiori casi, possessione e vessazione diabolica.

Il diavolo esiste, e il mezzo privilegiato che usa per insinuarsi dentro l'anima umana è proprio l'uso dissennato della facoltà medianica.

Per questo l'evocazione (questa è l'unica cosa che vi dirò in proposito) DEVE essere sempre e comunque svolta chiedendo la protezione e il PERMESSO del Signore.


La medianità è un dono divino, e può essere alle volte un dono meraviglioso... ma usarla senza sapere cosa si sta facendo può significare dare il via a un gioco dell'oca da cui diventa sempre più difficile cavarsi fuori.